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AstraZeneca, fuorionda choc di Palù: “C’è un morto”. Cosa diceva nel 2021, “Il ministero…”

Pubblicato: 12/05/2024 15:17

I cosiddetti fuorionda possono generare una catena di eventi e ricadute negative per chi viene “pizzicato”. Il fuorionda, risalente all’11 giugno 2021 nel pieno della pandemia, di cui stiamo per dar conto, inguaierebbe Giorgio Palù, all’epoca presidente dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ovvero l’ente responsabile della approvazione e autorizzazione dei vaccini, nonché l’intero Cts – il Comitato tecnico scientifico operativo durante la pandemia. Mentre AstraZeneca comunica il ritiro mondiale del suo vaccino contro il Covid-19, viene fuori questa registrazione choc e il tutto ruota ancora attorno alla morte di Camilla Canepa, la ragazza di 18 anni deceduta a causa degli effetti avversi del vaccino Astrazeneca. Ora, se in quello stesso 2021, secondo il presidente dell’Aifa era “improbabile un nesso causale diretto tra vaccinazione e decessi”, come riferiva appunto Palù al Corriere della sera del 16 marzo 2021, quel che emerge dalla registrazione di tre mesi dopo non pare in linea con tale rassicurante pensiero. Frattanto, difatti, era intervenuto il decesso di Camilla. Dunque Giorgio Palù, con una telefonata, si lamentava per le pressioni che al Cts stavano subendo per allargare la platea dei possibili utilizzatori del vaccino AstraZeneca. (Continua a leggere dopo la foto)

Foto: Camilla Canepa

Il verbale del Cts, scoop de La Verità

La Verità ha ricostruito e trascritto precisamente tale telefonata, messa a verbale della riunione del Cts. L’interlocutore è definito “Mister X” dal giornale, in quanto non ne conosciamo l’identità, ma, trattandosi di una conference call del Cts, si ipotizza che potesse essere lo stesso ministro Roberto Speranza o uno dei massimi dirigenti del ministero della Salute. Emerge, anzitutto, una grave preoccupazione per l’autorizzazione ai Vaccination day, a uno dei quali ha partecipato – anche – Camilla Canepa, il 25 maggio di quell’anno. Ebbene, Il 12 maggio era stato deciso di non estendere “la raccomandazione di uso preferenziale di vaccini con vettore adenovirale”, dunque Astrazeneca e Johnson&Johnson, alla fascia d’età più giovane ritenendola, dunque, a rischio. Eppure, c’era un paragrafo, una sorta di clausola capestro, di cui in realtà non si era discusso affatto, e che autorizzava i Vaccination day. Un vero, e tragico, pasticcio. Il paragrafo in questione recita testualmente: “Alla luce di tutte le considerazioni sopra esposte il Cts non rileva motivi ostativi a che vengano organizzate dalle differenti realtà regionali o legate a province autonome, iniziative, quali i Vaccination day, mirate a offrire, in seguito ad adesione/richiesta volontaria, i vaccini a vettore adenovirale a tutti i soggetti di età superiore ai 18 anni“. Ecco dunque che, come detto, il momento più clamoroso della riunione è la telefonata videoregistrata di Palù con l’anonimo Mister X: è a lui che Giorgio Palù chiede un immediato intervento. (Continua a leggere dopo la foto)

“Vaccination day”, chi li ha autorizzati?

Ora, preparatevi a una lunga serie di virgolettati che ricostruiranno l’andamento e la dinamica della conversazione multipla. Multipla perché Palù lascia il microfono acceso, difatti si sovrappongono le voci e i colleghi cercano di far capire a Palù che stanno ascoltando la sua conversazione privata, eppure Palù prosegue: “(…) era una decisione presa in linea con gli altri Paesi europei cioè che Astrazeneca, e Johnson&Johson per analogia, non si faceva sotto i sessant’anni, ci sono pressioni che non capisco sia per portarla più bassa sia Astrazeneca che Johnson&Johnson”. Allora Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità prova a fermare il collega: “Giorgio hai il microfono aperto, ti stiamo ascoltando, per cortesia, chiudi il microfono”. A lui si aggiunge la collega Cinzia Caporale: “Potete staccare l’audio dalla regia, per favore? Possiamo staccarglielo con delicatezza e ricollegarci?”, forse prefigurando che un giorno (sempre troppo tardi) tali dialoghi sarebbero venuti alla luce. La discussione si concentra su chi abbia presentato al Cts la richiesta di parere sui Vaccination day, come quello a seguito del quale è spirata Camilla Canepa, 18enne. Interviene, dunque, Silvio Brusaferro, all’epoca presidente dell’Istituto superiore di sanità: “Però, scusate, una domanda, non possiamo mettere il nome, cioè chi ha fatto la richiesta? Scusate io non ho contezza”. (Continua a leggere dopo la foto)

“C’è una ragazza che è morta…”

È a questo punto che interviene l’epidemiologo Giovanni Rezza: “Io non firmerò mai quel verbale”. Poi, rivolgendosi a Fabio Ciciliano, altro componente del Cts, parla proprio della sventurata Camilla Canepa: “C’è una ragazza che è morta e tu stai bloccando tutto ciò per una frase”. E Ciciliano sbotta: “Gianni non te lo consento, non mi fare alzare la voce, non te lo consento perché se si fosse lavorato in maniera diversa questa ragazza non sarebbe morta, Gianni. E non te lo consento”. Alla fine, “risolve” la situazione Franco Locatelli: “Allora provo a proporvi una versione. Il Cts raccomanda che le Regioni quando promuovono eventi open day a favore delle vaccinazioni rispettino le indicazioni per fasce d’età. Va bene?”. Il verbale finisce così, nel frattempo Camilla Canepa, e, a questo punto, verosimilmente non soltanto lei, aveva pagato per l’intero pasticcio della pessima gestione dell’emergenza sanitaria.

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