
“Squad girls”. È così che si facevano chiamare le tre 16enni coinvolte nel giro di baby prostituzione scoperto dall’indagine della Squadra mobile di Bari. Un modo facile per condurre una bella vita. Questa la loro percezione di quello che, invece, era un vero e proprio sfruttamento. Sui social, le ragazzine pubblicavano immagini per adescare clienti e, proprio le foto, hanno contribuito a far partire le indagini dopo la denuncia della mamma di una delle minori coinvolte.
Leggi anche: Orrore in Belgio: branco di dieci ragazzini stupra 14enne. La violenza durata tre giorni
Leggi anche: Ragazzine costrette a prostituirsi, la confessione al papà poliziotto: “Sono io lo schifo”
L’inchiesta ha portato a dieci arresti
L’inchiesta ha portato a dieci arresti: in carcere sono finite quattro donne, Marilena Lopez di 35 anni, la 21enne Antonella Albanese, Federica Devito di 25 anni, Elisabetta Manzari di 24 anni; e due uomini, Ruggero Doronzo originario di Trani di 29 anni e Nicola Basile di 25 anni. Due presunti clienti, Fabio Carlino e Roberto Urbino, sono agli arresti domiciliari per un altro, un avvocato leccese di 55 anni, Stefano Chiriatti, invece è stato disposto l’obbligo di dimora nel Comune di residenza come per il 45enne barese Michele Annoscia che gestiva una struttura ricettiva in cui «tollerava l’esercizio della prostituzione». Tutti sono accusati a vario titolo, di aver indotto, favorito, sfruttato, gestito e organizzato la prostituzione delle ragazzine.
Gli screenshot da cui sono partite le indagini
Tra le prove chiave agli atti dell’inchiesta ci sono quattro screenshot presi dalle storie su Instagram di una delle adolescenti, consegnati alla polizia dalla madre dopo aver sporto denuncia.

In una delle foto si vedono «cinque ragazze su un letto mentre stavano consumando una pizza in una struttura ricettiva a Monopoli», con una scritta che recita “Squad girls”: era questo il nome che avevano dato al gruppo le quattro donne arrestate in cui ruolo era quello di istruire le ragazze sul da farsi. Altre immagini mostrano mani femminili con «banconote da 50 euro e una carta di credito».
I guadagni
Le ragazzine venivano pagate in contanti, fino anche a 400 euro, o con carte di credito, ma ne intascavano solo la metà: il restante 50 per cento andava agli sfruttatori. Alcune arrivavano a guadagnare anche 20mila euro al mese. Nelle intercettazioni, una ragazza racconta: «Mi hanno dato 300 euro per un rapporto». Una seconda minorenne ricorda l’ingresso nel giro delle “Squad girls”: «All’uscita di scuola la mia amica mi ha proposto di prostituirmi per guadagnare dei soldi. Poi ci portarono in un b&b poi iniziarono ad arrivare degli uomini. Se volevano prestazioni con entrambe ci davano 200 euro, se volevano una sola 100, le prestazioni duravano dieci minuti, quel giorno vennero due-tre clienti, ad alcuni forniva rapporti con la bocca ad altri completi». E ancora: «Con lei facevo i soldi. Abbiamo avuto rapporti sessuali con un uomo di Lecce in albergo. Una volta con lui c’era anche un avvocato, presero una suite con una vasca enorme. Un’altra volta ci portò anche del fumo ma noi non lo prendemmo perché era di scarsa qualità. Poi ci diede una carta oro e ci disse che non potevamo prelevare più di 20mila euro a settimana».