
Quasi quindici anni dopo la tragica scomparsa di Yara Gambirasio, i legali di Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio della giovane di Bergamo, hanno avuto l’opportunità di esaminare i reperti del caso. “L’udienza è andata secondo le previsioni, è stata molto formale perché serviva soltanto per visionare i reperti. Abbiamo potuto vedere tre scatoloni perfettamente sigillati con il piombino, sopra c’era l’elenco dei reperti contenuti”. Così si è espresso l’avvocato Claudio Salvagni dopo l’incontro avvenuto ieri per visionare i reperti che nel 2018 hanno portato alla condanna in via definitiva all’ergastolo dell’imputato.
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“Nel primo scatolone erano contenuti i vestiti, quindi gli slip, i leggins, la maglietta, il giubbotto, le calze e le scarpe. Erano conservati dentro dei sacchetti. La cosa che mi ha particolarmente colpito è stata la qualità di conservazione, che è molto buona. – spiega ancora il legale – Quindi, il nostro consulente, Marzio Capra ha potuto esaminarli e vedere che ci sono tracce ulteriori che si potrebbero analizzare. E questo è molto positivo per noi”.
Il legale si è poi soffermato sulle scarpe: “Le aspettavo molto compromesse e invece la parte interna, quella dove poggia il calzino, era perfettamente bianca. La cosa strana è che i calzini sono, al contrario, molto sporchi. Questo mi fa pensare che la scarpa sia stata rimessa successivamente, che la ragazza sia stata rivestita. E tutto ciò va nella direzione che la difesa ha sempre indicato”, commenta l’avvocato.
L’udienza ha rivelato che i campioni contenevano “23 diluizioni”, di cui alcune non identificate. Questo ha sollevato nuovi quesiti sulla gestione delle prove durante le fasi iniziali del caso: “Ci sono anche 23 altre provette di diluizione; dalle prime 54 sono stati estratti ulteriori quantitativi di DNA perché era molto concentrato”.

“La scienza ci dice che il DNA che non viene conservato a -80 gradi si degrada, quindi in quelle provette non si dovrebbe trovare più nulla. Ma la prova matematica la si ha solo esaminandole. – osserva ancora il legale – Quindi, sì, da un lato vorremmo procedere all’analisi delle provette, ma anche all’esame dei reperti perché questi potrebbero invece riservarci delle risposte. I reperti sono stati conservati all’interno di buste, quindi non ci dovrebbero essere nemmeno problemi di contaminazione”.
“Abbiamo potuto verificare che questi reperti esistono, anche se dall’elenco che noi abbiamo ne mancano alcuni importanti e cercheremo di capire dove sono”, racconta ancora il legale, a cui è stato chiesto anche come intende procedere ora il team della difesa: “Sul prossimo passo stiamo ragionando, dobbiamo capire cosa fare. Una cosa è certa, che la difesa non può accontentarsi della semplice visione ma l’obiettivo è arrivare all’analisi dei reperti per una possibile revisione. Cercheremo di argomentare con altre istanze la necessità dell’analisi”.
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