
Sono trascorsi più di 40 anni da quel maledetto 22 giugno del 1983, giorno della scomparsa di Emanuela Orlandi. In tutto questo tempo il fratello Pietro non si è mai arreso, cercando in tutti i modi di scoprire la verità sul destino toccato in sorte alla sorella allora appena 13enne. Sia lui che gli inquirenti continuano a riflettere per cercare di capire se possa essere sfuggito loro qualche dettaglio che potrebbe rivelarsi fondamentale per risolvere il caso, complicato anche dal mistero del diario di scuola di Emanuela.
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È il 20 luglio del 1983, quasi un mese dopo la scomparsa della ragazzina con cittadinanza vaticana, quando la Questura di Roma riceve un documento che ora il settimanale Giallo (Cairo Editore) pubblica in esclusiva per la prima volta. Si tratta di un documento inviato dal ministero dell’Interno e classificato come “riservato”.
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Il mistero del diario di Emanuela Orlandi nelle mani dei servizi segreti
Secondo Giallo, quelle pagine fotocopiate arrivate alla Procura capitolina sarebbero parte di un diario di scuola di Emanuela Orlandi, “occasionalmente acquisito” dai servizi segreti. Lo stesso Pietro Orlandi aveva denunciato la presenza dei servizi nella loro abitazione dopo la scomparsa della sorella. Ma non si capisce perché quel diario fosse da quasi un mese nelle mani delle ‘barbe finte’.
Ma non è tutto perché, sempre secondo quanto rivelato da Giallo, sul diario di Emanuela, una sua compagna di classe faceva riferimento a una fantomatica relazione sentimentale tra Emanuela e tale “Giovannino”, poi chiamato in modo più esplicito “G.P.II”, ovvero Giovanni Paolo II. “Si tratta solo e soltanto dello scherzo un po’ pesante tra amiche. Ma proprio da queste parole sono partite le infamanti accuse al Santo Padre e al Vaticano, costruite in tutti questi anni”, precisa però il settimanale.
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