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Investita e uccisa in mare, folla ai funerali di Cristina. Il parroco: “Ora ci vuole giustizia”

Pubblicato: 17/06/2024 18:54

Celebrati questa mattina nel Duomo di San Lorenzo a Voghera (Pavia) i funerali di Cristina Frazzica, la 30enne ricercatrice travolta e uccisa da una barca mentre era in kayak nel mare di Posillipo, a Napoli, lo scorso 9 giugno. Una vicenda per la quale la Procura partenopea ha aperto un’inchiesta. Una folla commossa ha partecipato ai funerali della giovane, accompagnati dalla banda Città di Voghera. In prima fila il sindaco Paola Garlaschelli. Presente in chiesa anche il labaro della Croce Rossa, associazione che aveva visto Cristina tra i volontari.

“La famiglia ha sete di giustizia e tutti noi abbiamo bisogno di una giustizia che ci faccia conoscere la verità di ciò che è accaduto – ha sottolineato, nell’omelia, don Cristiano Orezzi -. Sappiamo che questo ci serve ma non ci basta. Abbiamo bisogno che il cuore di tutti noi possa riempirsi del senso della giustizia, che è qualcosa che mi pare Cristina avesse ben presente in sé, a partire dai suoi studi, dal suo lavoro dedicato alla ricerca, dedicato al bene del prossimo”.

“Il nostro cuore ha bisogno di essere guarito anche da un altro male, che è il rancore, la rivendicazione e l’odio – ha aggiunto don Cristiano -. Preghiamo perché il nostro cuore guarisca da ogni sentimento malevolo, perché il nostro cuore possa essere più buono e possiamo così aiutarci, consolarci a vicenda, possiamo mettere la nostra vita gli uni al servizio della felicità degli altri”.
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Unico indagato al momento è Guido Furgiuele

Nel mare, in quel mare splendido di Posillipo che aveva immortalato anche nella sua ultima story sui social, ha trovato la morte domenica scorsa Cristina, quando attorno alle 18 è stata travolta da uno yacht, mentre stava trascorrendo una giornata serena in kayak insieme al suo compagno. Venerdì si è svolta l’autopsia, disposta dalla Procura di Napoli, per chiarire le dinamiche dell’incidente e stabilire se le ferite riportate siano state immediatamente fatali o se un tempestivo intervento avrebbe potuto salvarle la vita. Occorreranno 60 giorni di tempo per sapere come sono andate le cose.

L’inchiesta ha identificato come unico indagato Guido Furgiuele, un avvocato napoletano che si trovava a bordo del cabinato di 18 metri che ha colpito il kayak, l’uomo dice di non essersi accorto di nulla ed è tornato indietro per prestare soccorso al compagno di Cristina, che così si è salvato e ha raccontato quanto era accaduto. Si indaga per omicidio e omissione di soccorso. I familiari hanno chiesto rispetto per il loro dolore, spiega il loro legale, in questo momento cercano solo verità e giustizia.

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