
Doveva essere una cerimonia di musica dagli effetti terapeutici, ma sembra che nessuno abbia saputo contenere gli effetti della ayahuasca, la sostanza allucinogena assunta probabilmente da Alex Marangon nei due giorni di ritiro nell’Abbazia Santa Bona di Vidor. Dopo lo straziante ritrovamento del corpo del giovane barista, 26 anni, scomparso nel nulla nel pieno di un raduno di appassionati di sciamanesimo, stanno emergendo i dettagli delle sue ultime ore di vita. Dopo quasi tre giorni di ricerche dei carabinieri del comando provinciale di Treviso, Vittorio Veneto e Montebelluna, dei pompieri e della Protezione civile, martedì alle 14,30 Marangon è stato ritrovato ormai morto su un isolotto del Piave con una tumefazione all’occhio e una ferita nell’addome. A breve dovrebbe essere predisposta l’autopsia per comprendere la dinamica della morte.
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Stando a quanto raccontato da alcuni presenti ad altri amici e riportato dal Corriere della Sera, sta venendo alla luce che alla base dei due giorni di ritiro ci sarebbe stata l’assunzione dell’ayahuasca, una pianta allucinogena illegale in Italia, utilizzata da secoli in Sud America dagli sciamani e considerata sacra. Quanto emerge dovrà essere verificato dalla Procura di Treviso che si sta occupando del caso, ma sembra che sabato notte, al secondo giorno di assunzione della sostanza da parte di una ventina di partecipanti, Marangon sia stato preso da una crisi che lo avrebbe spinto ad abbandonare il posto per uscire nei boschi che circondano l’Abbazia, poco distante dal fiume Piave.
Chi doveva sorvegliare sulla sicurezza non sarebbe riuscito a bloccare il ragazzo che voleva allontanarsi da solo in mezzo al bosco. Dopo alcuni tentativi di trattenerlo nel gruppo, il giovane se ne sarebbe andato correndo. Su quanto accaduto nelle ore successive per ora si possono fare solo delle ipotesi: se davvero Marangon ha assunto la pianta allucinogena potrebbe aver avuto delle visioni e, in stato alterato, potrebbe essersi ferito ed essere così precipitato nel Piave.
Negli ultimi anni in tutta Italia, ma non solo, questa tipologia di cerimonie è molto diffusa, ma sono solo pochi gli esperti che sanno come utilizzare l’ayahuasca e ancora meno i veri sciamani chiamati per trasmettere le conoscenze sulla pianta rampicante che si assume come infuso nel corso di rituali specifici, in contesti culturali e sociali del Sud America. Se comunque fosse confermato che alla base della cerimonia c’era l’utilizzo della sostanza allucinogena il decesso del giovane sarebbe molto più che un incidente. Su questo le indagini della Procura di Treviso faranno luce.
La mamma di Alex: “Era un ragazzo brillante”
La mamma di Alex, Sabrina, descrive suo figlio come un ragazzo brillante e amante della vita, pieno di sogni e desideri. Insiste che non sarebbe mai sparito senza lasciare traccia, specialmente senza il suo cellulare. I carabinieri hanno già interrogato i primi testimoni e ne sentiranno altri nei prossimi giorni. Hanno parlato con i genitori per comprendere meglio la vita di Alex, che lavorava come barista a Bolzano e aveva esperienza in vari locali del Trentino Alto Adige, oltre ad aver trascorso un periodo in Germania.
