Il caso di Mattia Maestri ha commosso e sconvolto l’Italia. Oggi undicenne, Mattia vive in uno stato vegetativo dal 2017, quando all’età di quattro anni contrasse la sindrome emolitico-uremica (Seu) dopo aver mangiato un formaggio a latte crudo contaminato dal batterio Escherichia coli. Per questa tragedia, l’ex presidente del caseificio sociale di Coredo, Lorenzo Biasi, e il casaro Gianluca Fornasari sono stati condannati anche in appello per lesioni gravissime. Il Tribunale di Trento ha disposto un maxi risarcimento di un milione di euro, di cui una provvisionale di 600.000 euro per Mattia e 200.000 euro per ciascuno dei suoi genitori.
Il 5 giugno 2017 segna l’inizio del calvario per la famiglia Maestri. Mattia, allora quattro anni, consumò il formaggio Due Laghi prodotto dal caseificio sociale di Coredo in Val di Non, contaminato da Escherichia coli. Questo batterio scatenò la Seu, una malattia rara ma devastante, che formò piccoli coaguli di sangue nei suoi organi vitali, bloccando l’apporto di sangue a cervello, cuore e reni. Da quel giorno, la vita di Mattia e della sua famiglia è cambiata per sempre.
La Seu, o sindrome emolitico-uremica, è una condizione che colpisce principalmente i bambini. La formazione di coaguli di sangue nei piccoli vasi sanguigni ostruisce il flusso sanguigno, causando danni significativi agli organi. I trattamenti includono il supporto delle funzioni vitali essenziali e l’emodialisi per rimuovere l’accumulo di urea nel sangue causato dalla lesione renale. La malattia è spesso associata alla porpora trombocitopenica trombotica (PTT), e comporta un consumo eccessivo di piastrine con il conseguente rischio di trombocitopenia.
Gian Battista Maestri, il padre di Mattia, ha espresso il dolore e la determinazione della sua famiglia: “Da sette anni la nostra vita è un inferno, da quando nostro figlio è in stato vegetativo, ma continuiamo a combattere perché tragedie simili non devono ripetersi. La nostra è una battaglia civica”. Le sue parole riflettono non solo la sofferenza, ma anche la volontà di evitare che altre famiglie possano vivere una simile tragedia.
La sentenza del Tribunale di Trento, che ha confermato le condanne per Biasi e Fornasari, rappresenta un passo importante verso la giustizia per Mattia e la sua famiglia. Tuttavia, nessun risarcimento potrà mai restituire la vita che Mattia ha perso o alleviare completamente il dolore dei suoi genitori. Questo caso solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza alimentare e la responsabilità dei produttori, ricordando quanto sia fondamentale garantire standard rigorosi per prevenire incidenti di questo tipo.