
A Firenze, il giallo del Mostro di Firenze si riapre con una scoperta sorprendente. È stato isolato un Dna sconosciuto su uno dei proiettili usati nell’omicidio di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, ultime vittime del famigerato serial killer. L’avvocato Vieri Adriani, che rappresenta i familiari di alcune vittime, ha rivelato questa nuova pista. Questo Dna, che ricorre anche in altri delitti, potrebbe aprire nuovi scenari nell’indagine.
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Mauriot e Kraveichvili furono uccisi a Scopeti trent’anni fa. Un proiettile denominato V3, ritrovato nel cuscino della tenda dei due ragazzi, è stato analizzato nel 2018. L’équipe guidata dal genetista Ugo Ricci ha individuato un profilo Dna ricorrente mescolato a un secondo profilo sconosciuto. L’ematologo Lorenzo Iovino ha poi analizzato le sequenze del Dna, confermando che il secondo Dna non è compatibile con quello delle vittime o di altre persone coinvolte nelle indagini.
La richiesta di riesumazione
Il Dna sconosciuto è stato trovato anche su proiettili di altri due omicidi: Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch, uccisi il 9 settembre 1983, e Pia Rontini e Claudio Stefanacci, uccisi il 29 luglio 1984. Questo collegamento suggerisce una firma del mostro rimasta impressa al momento di ricaricare l’arma, una Beretta calibro 22. La scoperta è significativa e potrebbe rappresentare una svolta nel caso.
L’avvocato Adriani chiede ora che vengano fatte tutte le comparazioni possibili con i reperti a disposizione. Se i parenti daranno l’autorizzazione, chiederanno alla procura la riesumazione del corpo di Stefania Pettini, uccisa il 14 settembre 1974 con Pasquale Gentilcore. Pettini potrebbe aver lottato con l’assassino, e dei campioni biologici potrebbero essere rimasti sotto le unghie. Anche se il tempo trascorso potrebbe aver deteriorato i campioni, tentare tutto il possibile è fondamentale nei casi irrisolti.