Le lacrime della tuffatrice inglese Andrea Spendolini-Sirieix, scoppiata in un pianto liberatorio al termine della finale femminile dei tuffi dalla piattaforma da 10 metri alle Olimpiadi di Parigi 2024, hanno fatto il giro del mondo. Perché dietro quegli occhi lucidi non c’è soltanto l’emozione di chi è riuscito a ottenere soltanto un sesto posto deludente, al di sotto delle previsioni. Anzi. C’è piuttosto la storia di un’atleta che è stata costretta ad affrontare una battaglia difficilissima, nel silenzio, lontana dalle telecamere. Le sue parole alla Bbc hanno emozionato e commosso il mondo.
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“Ovviamente non è stato il risultato che volevo, ma non sono nemmeno delusa: le altre ragazze si sono tuffate in modo straordinario. Hanno fatto meglio di me oggi ed è perché lavorano davvero duramente. Non doveva andare così. Sinceramente, non sto cercando di fare l’orgogliosa o cose del genere, non sono arrabbiata per la mia prestazione” ha detto la 19enne nel post-gara.
Ma è stato nel prosieguo dell’intervista che il vero motivo di quelle lacrime è venuto fuori grazie ad una scioccante rivelazione riguardo proprio alla sua precedente apparizione ai Giochi Olimpici (quando di anni ne aveva 16): “Tre anni fa non volevo nemmeno essere viva, oggi invece sono semplicemente felice di essere viva, di respirare e di avere la mia famiglia che mi sostiene. Mia mamma ha detto: ‘Continua a sorridere, ti vogliamo bene. Siamo qui per vederti’. Alla fine della giornata, è tutto ciò che posso desiderare. Ora voglio solo andare a trovarli”.
“Sono così felice di essere qui alle Olimpiadi. È stato un anno davvero lungo e questo non toglie nulla ai miei successi di quest’anno. Non aver vinto una medaglia non cambia chi sono. Era solo il modo di Dio per dirmi che c’è ancora molto da fare e io do a Dio tutta la gloria” ha concluso Andrea Spendolini-Sirieix.
