Sono passati due anni da quella notte maledetta, quando Davide Ferrerio, un giovane di 22 anni, subì un’aggressione brutale mentre si trovava in vacanza a Crotone. Da allora, la sua vita è sospesa in un letto d’ospedale, in un coma che sembra non lasciare speranze. Il responsabile del pestaggio, Nicolò Passalacqua, è stato condannato a 12 anni e 8 mesi di carcere, ma per la famiglia di Davide la battaglia non è finita.
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Il dolore di un padre che non si arrende
Massimiliano Ferrerio, il padre di Davide, vive ogni giorno con il pensiero fisso al figlio. Ogni mattina si sveglia sperando in un miracolo, ma la realtà lo schiaccia sotto il peso di un dolore che non diminuisce. «Davide è bloccato in questo letto, e io sono costretto a fare i conti con un sistema che non ha fatto giustizia», dice con amarezza. La sua rabbia non si dirige solo verso chi ha colpito suo figlio, ma anche verso le istituzioni, che secondo lui hanno commesso troppi errori nel processo.
Oltre a Passalacqua, Anna Perugino è stata condannata in primo grado a otto anni di carcere, accusata di essere la mandante del pestaggio. Tuttavia, altre persone coinvolte, come Andrej Gaju e Alessandro Curto, sono state assolte. Per Massimiliano, queste assoluzioni rappresentano un ulteriore colpo, un’ingiustizia che fatica ad accettare. «Curto doveva essere il vero bersaglio dell’aggressione, ma è stato Davide a pagare. E lui è libero», racconta con rabbia.
Un appello alle più alte cariche dello Stato
Massimiliano non si è fermato alla denuncia pubblica. Ha scritto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere un incontro e raccontare le anomalie che, a suo dire, hanno caratterizzato il processo. Una delle questioni più controverse riguarda le perizie mediche su Davide. «Hanno dato credito a una perizia che parlava di fragilità ossea, ma ignorato quella di un luminare di fama mondiale», spiega il padre, incredulo di fronte a quella che considera un’ingiustizia.
La lotta tra disperazione e fede
Massimiliano non parla di pentimento da parte degli aggressori. Per lui, quel concetto non ha alcun significato. «Non c’è umanità in queste persone, il pentimento non cambia nulla», afferma con durezza. La sua forza la trova altrove, nella preghiera e nella speranza che, un giorno, Davide possa risvegliarsi. «Voglio crederci, perché non ho altre strade da percorrere se non quella della fede», conclude, cercando di aggrapparsi all’unica speranza rimasta. La storia di Davide Ferrerio è una tragedia che continua a far male, una ferita aperta per una famiglia che non trova pace. Un padre che si batte non solo per la giustizia, ma anche per mantenere viva la speranza, nonostante tutto.