Anche Sabino Cassese, docente universitario, già ministro della Funzione pubblica nel governo Ciampi ed ex giudice costituzionale, arriva in soccorso di Giorgia Meloni per l’inchiesta sulla sorella Arianna. Secondo Cassese, una delle massime autorità in materia di Giustizia e Costituzione, non esiste né scandalo né reato se una dirigente di Fratelli d’Italia, la sorella della primer appunto, avesse avuto un ruolo nella scelta di alcuni dirigenti di aziende pubbliche. “In un sistema come il nostro – spiega – la voce dei partiti è ammessa, fin quando non si sconfina nell’arbitrio”. Ed è per questo che Giorgia Meloni inizia a considerare verosimili le voci di un agguato giudiziario a sua sorella per arrivare a lei, come ha anche sostenuto un altro insospettabile, Antonio Di Pietro. Spiega Cassese in una lunga intervista al Giornale: “Da parte dei governi e dalla politica in generale dovrebbe esserci massimo rispetto per il lavoro della magistratura, che svolge un compito molto difficile. Oggi il rispetto è spesso sostituito dal timore perché una piccola parte della magistratura, quella composta dai magistrati militanti, è interessata a dettare le regole della virtù ai cittadini e quelle dell’azione politica ai partiti”.
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Cassese aggiunge: “Dall’altra parte, quella della magistratura, dovrebbe esserci massima indipendenza, ciò che comporta una sua assenza dallo spazio pubblico, invece oggi sostituita dal cosiddetto naming and shaming: quello che in italiano traduciamo con additare al pubblico ludibrio”. In molti, in questo momento, non riescono a capire quale sia la “colpa” di Arianna Meloni, visto che nel nostro sistema le nomine pubbliche passano da sempre per il vaglio dei partiti. Anche Cassese, infatti, afferma: “In un regime partitocratico è normale che dirigenti di partito partecipino alle procedure interne di scelta del personale pubblico di nomina discrezionale. Il vero problema sta altrove, quando, per le scelte, il criterio della competenza viene sostituito da quello dell’appartenenza, e quando si amplia il numero già troppo alto delle posizioni pubbliche occupate non in base al criterio del merito, ma sulla base di criteri di altro tipo, quale appartenenza a un partito o lealtà ad esso”.
Cassese poi dà un’altra stoccata alle toghe per la reazione indignata dell’Associazione nazionale magistrati: “Fa parte dell’azione tipica della magistratura militante“. Infine, la difesa della riforma Nordio: “Non vedo come si possa dire che la cosiddetta separazione delle carriere limiti l’indipendenza delle procure, se, come proposto, l’indipendenza di queste ultime è garantita esattamente nello stesso modo in cui è assicurata quella dei magistrati giudicanti oggi e, quindi, esiste un consiglio superiore ordinato nello stesso modo per i due corpi della magistratura”.