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Sharon Verzeni, l’orribile confessione del killer: “Mentre la uccidevo mi urlava…”

Pubblicato: 05/09/2024 10:20

In un drammatico verbale, Moussa Sangare svela i dettagli agghiaccianti di quella notte fatale tra il 29 e il 30 luglio, quando, a Terno d’Isola, ha tolto la vita a Sharon Verzeni. Le sue parole, virgolettate e sgrammaticate, raccontano non solo l’ omicidio ma anche un ritratto inquietante della sua esistenza quotidiana. Il killer, descrivendo la sua giornata tipo, confessa: «Quando mi alzo dipende da quando sono andato a letto la sera prima». Un’esistenza segnata dalla musica, in particolare dal rnh e hip-hop, e da un rapporto problematico con le droghe. «Ci sono giorni in cui l’ispirazione manca, così ci fumiamo le canne in studio», rivela. La sua vita si intreccia tra passioni per i coltelli, i film polizieschi e i programmi di storie vere, elevando una retorica disturbante intorno alla violenza.
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“Sapevo che volevo accoltellarla”

Rivela di aver incontrato Sharon con un’intenzione già chiara: «Sapevo che volevo accoltellarla». La freddezza con cui racconta di averla colpita al petto e alla schiena è inquietante. «Se mi avesse spintonato probabilmente me ne sarei andato», aggiunge con una nonchalance che fa rabbrividire.

Quello che rimane impresso nel lettore è il momento in cui Sharon, in preda al terrore, lo implora: «Codardo, bastardo». La scena si tinge di drammaticità mentre Sangare si allontana in bicicletta, lasciandola in fin di vita.

“Dopo il delitto mi sentivo libero”

Tornato a casa, il giovane si abbandona a pensieri tormentati: «Mi sono chiesto perché non stessi piangendo. Mi veniva da piangere però al tempo stesso mi sentivo libero». La dualità delle sue emozioni, tra rimedio e liberazione, crea una tensione narrativa che fa riflettere su una mente distrutta e sulla banalità del male. Le sue gesta non sono solo il frutto di un momento di follia, ma si inseriscono in un contesto più ampio, un sistema sociale in cui la violenza e la droghe sembrano essere compagne di vita. Questo caso, che ha scosso l’opinione pubblica, invita a una profonda riflessione su temi come la giustizia e la precarietà della vita umana.

In un’epoca in cui il confine tra realtà e delirio è sempre più labile, la storia di Moussa Sangare serve da monito e da promemoria sul prezzo che alcuni sono disposti a pagare nel nome di emozioni distorte e urgenze tragiche.

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Ultimo Aggiornamento: 05/09/2024 10:21