
Sono trascorsi quasi trent’anni, ma il caso di Luigia Borrelli, brutalmente uccisa con un trapano, rimane ancora irrisolto e continua a riservare nuovi sviluppi. Era il 5 settembre del 1995 quando la donna venne assassinata in circostanze ancora oggi poco chiare. Il principale sospettato è Fortunato Verduci, un carrozziere di 65 anni, le cui conversazioni intercettate potrebbero cambiare il corso delle indagini degli ultimi tre decenni. Secondo quanto riportato da La Repubblica, oltre alle analisi del Dna, che restano una prova cruciale, nuove intercettazioni potrebbero fornire ulteriori elementi di prova contro di lui.
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Verduci, però, sembra affrontare l’ipotesi del carcere con una certa indifferenza. «Ho lavorato tanto nella vita, ora non voglio fare niente e il carcere mi fa solo che bene», ha dichiarato. Un atteggiamento che contrasta con la gravità delle accuse e che emerge anche da alcune intercettazioni recenti, dove il carrozziere discute con leggerezza dell’omicidio.
In una di queste conversazioni intercettate, risalente al 9 maggio scorso, un collega gli chiede: «Fortunato, io ti devo fare una domanda, ma perché l’hai ammazzata?». La risposta di Verduci è agghiacciante: «Eh per passatempo, come un altro», e lo dice ridendo. Questa conversazione si è svolta nell’officina di Staglieno a Genova. Subito dopo, Verduci chiede al compagno, ritenuto un “esperto” di istituti penitenziari: «E con due omicidi che fanno?». Una domanda che suggerisce come l’uomo stia contemplando la gravità della sua situazione legale.

Durante il dialogo emerge un dettaglio significativo: «Loro lì stanno facendo già la prova del DNA, perché pare che sulla scena dell’omicidio abbiano trovato delle sigarette». A quel punto, il 65enne risponde prontamente: «Diana blu lunghe». Questo dettaglio risulta importante poiché corrisponde alla marca del pacchetto di sigarette trovato nel 1995 sul luogo del delitto. Gli investigatori, all’epoca, repertarono quelle sigarette e riuscirono a estrarre un Dna maschile che coincide con quello rilevato dalle tracce di sangue maschile trovate nel basso di vico Indoratori, dove venne scoperto il corpo senza vita di Luigia Borrelli.
La compagna di Verduci, interrogata dagli investigatori, ha mostrato invece un atteggiamento molto più preoccupato. Convocata in Questura, è rimasta visibilmente turbata quando ha saputo che l’interrogatorio era condotto dalla squadra Omicidi. «Mi sembra strano che la Finanza chiami per così», ha commentato, ricordando che già in passato la Guardia di Finanza aveva cercato Verduci. Questa circostanza potrebbe suggerire che vi fosse già un’indagine preliminare sul sospettato molti anni prima.
Sotto pressione da parte della compagna, Verduci si è recato in Questura per capire cosa stesse succedendo. In un secondo interrogatorio, la compagna è stata posta davanti a una realtà ancora più sconvolgente: le sono state mostrate le foto della scena del crimine, con Luigia Borrelli riversa in un lago di sangue, il collo e lo sterno segnati da quindici fori di trapano. Un’immagine che ha reso ancor più evidente la brutalità del delitto e che potrebbe portare nuovi sviluppi nell’inchiesta.
Il caso di Luigia Borrelli è lontano dall’essere chiuso e le nuove intercettazioni potrebbero fornire la chiave per risolvere un enigma che ha segnato la cronaca nera italiana per quasi trent’anni.