Negli ultimi giorni, nuove indiscrezioni stanno scuotendo l’ambiente delle curve milanesi. A seguito degli arresti avvenuti all’inizio della settimana, un’inchiesta del Fatto Quotidiano firmata da Davide Milosa ha portato alla luce dettagli inquietanti sulla feroce lotta interna per il controllo della Curva Nord dell’Inter. Secondo quanto emerso, uno dei capi della tifoseria, Andrea Beretta, era diventato bersaglio di un piano di eliminazione che prevedeva non solo la sua morte, ma anche la sparizione del corpo. Per questo scopo, i suoi rivali avevano persino acquistato della calce viva.
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I piani per uccidere Beretta
Le tensioni all’interno della Curva Nord erano sfociate in una situazione drammatica, con i leader della tifoseria che avevano pianificato l’uccisione di Andrea Beretta. Il motivo? La gestione degli introiti derivanti dal merchandising del tifo, che secondo alcuni non venivano equamente suddivisi. Nel mese di agosto, durante un incontro tra esponenti della curva, era stato deciso di mettere fine alla vita di Beretta. Il primo piano prevedeva di attirarlo con l’inganno in una cascina con la scusa di un recupero crediti, ma l’idea venne successivamente abbandonata. Si optò quindi per un altro approccio: avvelenarlo durante una cena per poi sparargli e nascondere il suo corpo. Per occultare il cadavere, venne acquistata della calce viva in un centro commerciale. Quando la cassiera chiese spiegazioni per l’acquisto insolito, venne risposto che sarebbe stata usata per la sepoltura di un cane.
Beretta scopre tutto e si vendica
Il piano, tuttavia, fallì prima ancora di essere messo in atto. Qualcuno avvisò Beretta delle intenzioni dei suoi rivali, mettendolo in guardia. A quel punto, l’ultrà interista prese le sue precauzioni, armato di coltello e pistola, preparandosi al peggio. Il 4 settembre, a Cernusco sul Naviglio, Beretta agì per primo, uccidendo il suo rivale Antonio Bellocco in una violenta resa dei conti. Ora Beretta si trova in isolamento nel carcere di Opera, mentre le indagini continuano a cercare di chiarire il ruolo di chi lo avvisò del complotto. Secondo il Fatto Quotidiano, questa persona è già sotto il mirino della cosca di Rosarno, a cui Bellocco era legato, anche se ha negato ogni coinvolgimento.