Il racconto di Yaari, marito di una delle vittime dell’attentato a Jaffa e padre del piccolo Ari, di appena nove mesi, è una testimonianza straziante. Yaari ha descritto come sua moglie, Inbar Segev-Vigder, abbia sacrificato la propria vita per proteggere il figlio, coprendolo con il suo corpo. Nonostante fosse coperto di sangue, il piccolo è uscito illeso dall’attacco. Inbar, insegnante di educazione fisica, era stata immortalata in una foto mentre sorrideva al suo bimbo, pochi istanti prima dell’attentato.
I terroristi, due giovani ventenni provenienti da Hebron, Cisgiordania, erano armati e avevano ucciso sette persone durante il loro attacco. Le immagini delle telecamere di sicurezza hanno ripreso i due aggressori mentre si avventavano sui passanti e sui passeggeri della metropolitana leggera di Gerusalemme Boulevard, seminando il terrore mentre le sirene avvertivano la popolazione di missili in arrivo dall’Iran. Tra le vittime, persone di età e nazionalità diverse, inclusi una ragazza di 17 anni e una madre di famiglia.
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Lev Kreitman, un giovane sopravvissuto al massacro del festival Nova il 7 ottobre, ha affrontato uno dei terroristi. Con la sua pistola personale, ha neutralizzato uno degli assalitori in un momento di estrema confusione, tra missili e raffiche di spari. Lev, che ha servito come riservista a Gaza: “Ho visto un terrorista sparare a una ragazza che era già a terra e dopo a un’altra ragazza, poi ha colpito un uomo in bicicletta. In quel momento è arrivato un civile con una pistola e lo ha ucciso”.
“Ero entrato in un negozio, ho sentito degli spari, sono uscito e ho caricato l’arma, c’erano raffiche. Purtroppo a terra vedevo persone morte. Ho identificato due terroristi, sono andato avanti piano piano, ad un certo punto uno di loro è venuto nella mia direzione, mi sono fatto di lato e gli ho sparato”, ha raccontato ancora. “Ho cercato di fare il massimo in una situazione surreale: tra sirene, missili, intercettazioni nel cielo, una situazione veramente assurda”, ha commentato Lev.