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Feltri sul caos al governo: “Spano fatto dimettere perché gay e vogliono farlo credere anche di Giuli”

Pubblicato: 25/10/2024 07:37

L’intervento di Vittorio Feltri sul caso Alessandro Giuli e Francesco Spano, riportato in un’intervista al Foglio, mette in evidenza la complessità e le contraddizioni della recente polemica politica in Italia. Feltri sottolinea quella che definisce una “convergenza di imbecilli” che coinvolge sia la destra che la sinistra, accomunate in un vortice di accuse e insinuazioni che secondo lui riflettono un clima di bassezza e arretratezza culturale.
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La destra, osserva Feltri, ha rispolverato espressioni come “pederasta” – un termine che, come ricorda, risale agli anni della Marcia su Roma e sembra fuori dal tempo in un contesto moderno. Dall’altra parte, la sinistra si accanisce sul piano personale, utilizzando programmi televisivi come Report per sollevare questioni private, trasformando il tutto in uno spettacolo giudicante su vicende personali, lontane dai temi di competenza del dibattito pubblico. Per Feltri, questa atmosfera morbosa ha portato anche ad assurde maldicenze, con una continua circolazione di pettegolezzi tra politici e giornalisti su presunti comportamenti privati all’interno del Ministero della Cultura – ironicamente ribattezzato da lui stesso come “CULtura”.

Questa convergenza bipartisan di insinuazioni coinvolge, a suo dire, tanto esponenti di Fratelli d’Italia quanto del Partito Democratico, e viene amplificata dai media e siti web come Dagospia e La Verità, che contribuiscono ad alimentare un clima di sospetto e allusione. Feltri si esprime in modo diretto anche sul caso di Francesco Spano, sostenendo che la sua recente uscita sarebbe legata alla sua omosessualità. Questo, aggiunge, si tradurrebbe anche in un tentativo di associare l’orientamento sessuale al ministro Alessandro Giuli, un collegamento che giudica infondato e speculativo, oltre che irrilevante per il suo operato politico. Su Spano dice: “Chiaro che lo hanno fatto dimettere perché è gay. Ed è chiaro che con questa storia vogliono dire che è gay anche il ministro Giuli. Cosa che non credo sia vera, perché lo conosco. E anche se lo fosse… Sarebbero fatti suoi”.

Feltri conclude il suo sfogo criticando l’ipocrisia di un sistema che in passato lo ha spesso accusato per i suoi titoli provocatori e il linguaggio irriverente, ma che, in questa occasione, sembra tollerare – se non incoraggiare – un uso subdolo di insinuazioni omofobe per screditare figure politiche. Secondo lui, mentre il suo stile provocatorio è dichiarato e aperto, la diffusione di certe voci rimane in un ambiguo “pissi pissi” di sottofondo, qualcosa che giudica ben più pericoloso e moralmente discutibile.

In definitiva, Feltri dipinge un quadro amaro della politica italiana, in cui la faziosità e il pregiudizio sembrano contaminare non solo il confronto politico, ma anche la sfera privata, con l’effetto di indebolire l’intera classe dirigente e la sua immagine agli occhi del pubblico.

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Ultimo Aggiornamento: 25/10/2024 15:30

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