
Altre polemiche sul ministero della Cultura. Dopo le dimissioni di Sangiuliano e l’avvento di Giuli, non finiscono i guai per uno dei dicasteri più importanti d’Italia. Il caso Francesco Spano, che ha portato alle dimissioni del capo di gabinetto del ministro della Cultura Alessandro Giuli. I malumori interni a Fratelli d’Italia, però, continuano a essere molti, da quando Giuli ha deciso di affidare le ‘chiavi’ della macchina ministeriale del Collegio romano a Spano, ex direttore dell’Unar (l’Ufficio anti discriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio) inviso al mondo Pro Vita dopo un’inchiesta delle Iene che aveva gettato pesanti ombre sul suo operato. “Quello che ai nostri non è andato giù“, ragiona a taccuini chiusi un esponente di Fdi, “è il fatto che fosse legato politicamente a un mondo, quello del centrosinistra, che non è il nostro“. A Spano viene imputato il suo background: dalla guida dell’Unar sotto il governo Gentiloni all’incarico nella Human Foundation, presieduta da Giovanna Melandri, già ministra della Cultura del centrosinistra. Della vicenda si è parlato anche durante l’ultima puntata di “Tagadà”, su La7, dove è intervenuto il vicedirettore de LaVerità Francesco Borgonovo. Cosa ha detto?
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Tiziana Panella cita l’articolo di Belpietro che “attacca” Giuli: “Non si era mai accorto del rapporto personale che univa il futuro capo di gabinetto al collaboratore messo a libro paga dello stesso museo? Giuli poteva non sapere?”. Borgonovo allora commenta: “Cosa è successo con Pro Vita? Ricordo che l‘inchiesta de Le Iene nasce da un presunto conflitto d’interessi. Spano ha querelato poi Le Iene e ha perso, e ha dovuto pagare 20-30mila Euro. Quindi le cose che c’erano in quell’inchiesta non erano false”. Rilancia Borgonovo: “L’inchiesta mostrava che i soldi pubblici dati a questa associazione non venivano poi usati per l’inclusione o le battaglie contro la discriminazione, ma venivano utilizzati anche – in alcuni circoli – per organizzare feste dove c’era, in alcuni casi, anche prostituzione. Questo è il fatto”.
Spiega infine Borgonovo: “Alcune associazioni Pro Vita all’epoca fecero una battaglia per far dimettere Spano. Anche Giorgia Meloni chiedeva le sue dimissioni. Era il 2017“. Poi arriviamo al 2023, l’anno dell’incarico che è considerato in conflitti d’interessi per Spano. “Io sospetto – dice Borgonovo – che la cosa fosse nota. Il compagno di Spano stava al Maxxi prima di Giuli. Viene ripreso dopo. Con la differenza che dopo è il compagno di Spano, appunto. Se stati in un Ente pubblico e ci metti un tuo parente o un tuo compagno non si deve fare. Se poi loro si sono uniti civilmente dopo la stipula di quel contratto è un altro paio di maniche… Suppongo però che la cosa fosse nota. Semplicemente non si deve fare”.