Passano i giorni dall’alluvione devastante che ha colpito la regione di Valencia nella notte tra il 29 e il 30 ottobre 2024, e il bilancio delle vittime continua a salire, attualmente riportando almeno 217 morti. I sub stanno ancora effettuando ricerche per trovare eventuali dispersi.
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Diversi fattori hanno contribuito a questo tragico evento, dal ritardo delle comunicazioni di allerta da parte del governo regionale alla crescente urbanizzazione dell’area, fino alla modifica della traiettoria del fiume Turia, cambiata negli anni ’50 per proteggere la città di Valencia da ulteriori inondazioni dopo il disastro del 1956.
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Tuttavia, il principale responsabile di questo disastro è la quantità straordinaria di pioggia che è caduta in un breve lasso di tempo. In alcune zone particolarmente colpite, sono stati registrati 491 litri di pioggia per metro quadrato in sole otto ore, mentre la stazione meteorologica di Turìs ha segnato un totale di 641 millimetri, un dato che corrisponde alla media annuale di 475 millimetri caduta in poco più di tre ore.
Secondo gli esperti, non è facile capire se simili rischi possano estendersi anche all’Italia anche se esistono aree a rischio di eventi analoghi, come ad esempio in Liguria, dove in passato si sono verificate precipitazioni molto intense. A causa del cambiamento climatico, stiamo inoltre assistendo da tempo a precipitazioni estreme, intensificate dall’aumento delle acque del Mar Mediterraneo. I climatologi spiegano che un mare più caldo fa crescere la quantità di vapore acqueo nell’atmosfera, che si trasformerà in pioggia, fornendo così “combustibile” per le precipitazioni.
Stando alle simulazioni, se la stessa quantità di pioggia si verificasse in Italia, molte zone subirebbero conseguenze devastanti. Un evento con mezzo metro d’acqua in 6-8 ore metterebbe in crisi il nostro sistema fognario, che non sarebbe in grado di gestire un simile carico: l’acqua in eccesso sarebbe costretta a trovare una via d’uscita.
La crescente intensità e frequenza delle forti piogge rappresenta un problema serio: i sistemi fognari sono stati progettati secondo curve pluviometriche ormai obsolete. Con il cambiamento del profilo pluviometrico, questi sistemi non sono più adatti a gestire le attuali precipitazioni. Per evitare rischi, esiste nel nostro Paese un Piano Nazionale di Adattamento Climatico che prevede più di 350 interventi per mitigare non solo il rischio di alluvioni, ma anche altri possibili eventi disastrosi legati ai cambiamenti climatici.