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Esplosione a Ercolano: chi sono le vittime, tutte giovanissime. Il dolore delle famiglie

Pubblicato: 18/11/2024 16:03

Un’esplosione devastante ha sconvolto Ercolano, in un capannone abusivo di confezionamento di fuochi d’artificio situato in via Patacca 94, ai confini con San Giorgio a Cremano. Lunedì 18 novembre si è rivelato un giorno di lutto per tre famiglie distrutte da una tragedia che ha portato via Samuel Tacifù, 18 anni, e le gemelle Sara e Aurora Esposito, 26 anni. Tutti e tre erano al primo giorno di lavoro, un impiego non regolarizzato che si è trasformato in una condanna a morte. Il riconoscimento delle vittime è stato difficile, a causa delle condizioni in cui sono stati ritrovati i corpi. Sul posto si sono radunati familiari disperati, incapaci di accettare una tragedia tanto improvvisa quanto devastante.

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Le vittime

Samuele Tacifù, 18 anni, di origini albanesi, viveva in Italia da dieci anni. Era diventato padre da appena quattro mesi e si era sposato con la fidanzata 17enne. Per sostenere la sua famiglia, Samuele accettava lavori precari. Sua suocera, Anna Campagna, ha ricordato il giovane con queste parole: «Un bravissimo ragazzo, un lavoratore instancabile. Si è sacrificato per sua figlia e sua moglie. Era al primo giorno di lavoro e lì è morto bruciato vivo».

Accanto a Samuele, hanno perso la vita Sara e Aurora Esposito, gemelle 26enni e madri single, che lavoravano per garantire un futuro ai loro figli piccoli. La mamma delle ragazze, devastata dal dolore, si unisce al grido di disperazione: «Chi ci ridarà indietro i nostri figli?».

Il dramma del lavoro nero

La tragedia mette in luce il dramma del lavoro in nero e delle condizioni insicure che affliggono migliaia di persone. Nicola Ricci, segretario generale della CGIL di Napoli e Campania, ha denunciato l’ennesima “strage quotidiana”, sottolineando come siano già 67 le vittime sul lavoro nella regione dall’inizio dell’anno: «Non basta più il cordoglio, servono interventi urgenti sulla sicurezza e sulla legalità».

La precarietà del lavoro e l’assenza di tutele spingono molti giovani e famiglie in condizioni disperate, in cui il confine tra sopravvivenza e tragedia si fa sempre più sottile. Il capannone esploso, una struttura abusiva senza alcun rispetto delle normative, è l’emblema di un sistema che abbandona i più deboli. Mentre le famiglie delle vittime affrontano la difficoltà di sostenere persino i costi dei funerali, emerge un quadro di abbandono sociale. La signora Campagna, suocera di Samuele, ha dichiarato: «Con il reddito di cittadinanza mantengo cinque figli. Chi ci aiuterà a dare una degna sepoltura a mio genero?».

Il grido di dolore dei familiari si unisce a una richiesta di giustizia e di interventi concreti per fermare una tragedia che, in Italia, sembra non avere fine. Il 29 novembre, Napoli sarà teatro di una manifestazione organizzata dalla Cgil per chiedere misure più severe contro il lavoro irregolare e politiche efficaci per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro. «Non possiamo più accettare che chi esce di casa per portare il pane a casa non vi faccia più ritorno», ha concluso Ricci. Questa tragedia è un monito: finché il lavoro sarà sinonimo di pericolo e sfruttamento, le cronache continueranno a raccontare vite spezzate, giovani sogni infranti e famiglie distrutte.

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Ultimo Aggiornamento: 19/11/2024 11:24

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