Gli assegni delle pensioni nel 2025 saranno leggermente più bassi, una conseguenza del meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita che viene applicato ogni due anni. Questo sistema prevede un aggiornamento dei coefficienti di trasformazione, calcolati per garantire che i contributi accumulati durante la vita lavorativa siano distribuiti su un periodo più lungo, vista la maggiore longevità dei pensionati.
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Il ruolo dei coefficienti di trasformazione
Il ruolo dei coefficienti di trasformazione
I coefficienti di trasformazione sono stati introdotti dalla legge Dini del 1996 e modificati dalla riforma Fornero del 2011. Dal 2021 vengono aggiornati ogni due anni (in precedenza ogni tre anni) tramite un decreto del ministero del Lavoro. Questi valori incidono sull’ammontare della pensione, calcolata a partire dal montante contributivo, cioè l’insieme dei contributi accumulati e rivalutati nel tempo. Il coefficiente varia in base all’età del pensionamento: chi lascia il lavoro a 57 anni riceve un assegno mensile calcolato con un coefficiente più basso rispetto a chi va in pensione a 70 anni, per compensare il maggior numero di anni in cui percepirà la pensione.
Gli effetti della pandemia e l’aggiornamento 2025
Gli effetti della pandemia e l’aggiornamento 2025
Dal 1996, i coefficienti di trasformazione sono sempre cresciuti, tranne nel biennio 2023/2024, quando, a causa della pandemia, l’aspettativa di vita in Italia è diminuita temporaneamente. Questo ha portato a un lieve aumento degli assegni per i pensionati di quel periodo. Tuttavia, nel 2025, con il ritorno alla normalità, i coefficienti saranno aggiornati al ribasso, con un impatto negativo sugli importi delle nuove pensioni.
Chi andrà in pensione dal 1° gennaio 2025 fino alla fine del 2026 vedrà assegni calcolati con i nuovi coefficienti, meno favorevoli. Per i pensionati già in essere, invece, non ci saranno variazioni, e gli assegni continueranno a essere rivalutati sulla base dell’inflazione.
Un esempio concreto: quanto si perde
Un esempio concreto: quanto si perde
Un lavoratore con un montante contributivo di 400mila euro e 67 anni di età avrebbe diritto, nel 2024, a una pensione annuale di 22.892 euro. Andando in pensione nel 2025, con le stesse condizioni, l’importo scenderebbe a 22.432 euro, cioè 460 euro in meno all’anno (circa 40 euro al mese). Per un pensionamento anticipato a 62 anni, la differenza sarebbe più contenuta, pari a 348 euro all’anno, ovvero 29 euro al mese.