
La drammatica questione di Gaza divide l’opinione pubblica mondiale e continua a far discutere esperti e addetti ai lavori. In Italia, è un articolo di Liliana Segre, pubblicato dal Corriere della Sera, a riaprire la polemica. La senatrice a vita, ebrea e sopravvissuta ai lager nazisti, sostiene con fermezza che nella Striscia non sia affatto in corso il genocidio del popolo palestinese. Al massimo, sostiene la Segre, si può parlare di “crimini di guerra e contro l’umanità”, commessi però sia da Hamas che dalla Jihad, sia dall’esercito israeliano. Una presa di posizione che manda su tutte le furie Alessandro Orsini. Il professore risponde per le rime con un lunghissimo post su X.
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L’articolo di Liliana Segre sul Corriere
“Perché non si può parlare di genocidio a Gaza, ma di crimini di guerra e contro l’umanità. A Gaza non ne ricorrono i caratteri tipici, mentre sono evidenti crimini di guerra e contro l’umanità, commessi sia da Hamas e dalla Jihad, sia dall’esercito israeliano”. È questo il riassunto del pensiero di Lliana Segre apparso sul Corriere della Sera.
Il post su X di Alessandro Orsini
“Risposta, molto rispettosa, a Liliana Segre. – comincia così il post di Alessandro Orsini – Il dibattito sul genocidio a Gaza, reale o presunto che sia, non può prescindere dalle scienze sociali. Nel suo articolo per il Corriere della Sera, Liliana Segre ha indicato due caratteristiche del genocidio che, a suo dire, sarebbero assenti a Gaza. Avendo studiato nei miei libri l’organizzazione dei massacri di Robespierre in Francia, di Mao in Cina, di Stalin in Russia e di Pol Pot in Cambogia, mi permetto di segnalare alcune caratteristiche del genocidio presenti a Gaza.
Risposta, molto rispettosa, a Liliana Segre.
— Alessandro Orsini (@orsiniufficiale) November 29, 2024
Il dibattito sul genocidio a Gaza, reale o presunto che sia, non può prescindere dalle scienze sociali. Nel suo articolo per il Corriere della Sera, Liliana Segre ha indicato due caratteristiche del genocidio che, a suo dire, sarebbero…
“Infine, sono d’accordo che le parole dovrebbero essere usate con cautela, ma non è nemmeno possibile, almeno in una società libera, che la parola “genocidio” sia “ostaggio” di una élite del potere. Il prossimo genocidio non si presenterà identico al genocidio organizzato da Hitler. Per questo motivo, noi occidentali non riusciremo a riconoscerlo, a causa dei nostri limiti culturali e dei nostri pregiudizi eurocentrici”, conclude poi Orsini.