“Dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua al bar, sono stata in coma per quasi dieci giorni. Attualmente faccio fatica a parlare e a mangiare. Non riesco più a lavorare e ho quattro figli da mantenere. Non ho idea se le conseguenze saranno permanenti. E non ho ricevuto nemmeno una scusa”. Quello che credeva fosse acqua si è rivelato essere detersivo per lavastoviglie. Questa madre di 48 anni, che era entrata nel bar per fare colazione, si è ritrovata in un incubo senza fine: dimessa solo pochi giorni fa dall’ospedale Sant’Orsola, dove era stata intubata, è tornata a casa ma ora deve affrontare le gravi lesioni subite.
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La cronaca. Il 2 novembre, intorno alle 8.30, la donna si è recata al bar nella zona di Savena a Bologna, un luogo che frequentava spesso poiché lavorava come colf nell’edificio di fronte. Dopo aver gustato una brioche e un latte macchiato, ha chiesto alla barista di darle un bicchiere d’acqua. Dopo aver preso un sorso, si è subito accorta che non era acqua: dopo aver ingerito quel poco liquido, ha sputato il resto, convinta di aver bevuto detersivo. “Cosa mi hai dato?” ha chiesto alla barista, che ha immediatamente preso il bicchiere e ha versato il contenuto nel lavandino. Vedendo questo, la cliente ha chiesto spiegazioni sul perché fosse stato gettato via. La barista, a quel punto, ha risposto che probabilmente era rimasto un po’ di detersivo per lavastoviglie nel bicchiere.
Pochi istanti dopo, la situazione è precipitata: la donna ha cominciato a vomitare. “Provavo un dolore acuto alle labbra e alla gola”. Ha richiesto l’intervento dei soccorsi: alle 9 è stata trasportata in ambulanza in ospedale, dove è stata ricoverata. I primi esami hanno rivelato lesioni al cavo orale e una mucosa esofagea e gastrica ulcerata e sanguinante, indicative di “lesioni di grado medio-alto causate dall’ingestione di sostanze caustiche”.
È stata informata anche la polizia di Bolognina-Pontevecchio. Le indagini preliminari sono in corso (sotto la supervisione del pm Morena Plazzi) per lesioni colpose gravissime. Attualmente, l’unica persona indagata è la barista che le ha servito il bicchiere. Con la querela, si richiede anche di verificare la presenza di telecamere nel bar e di cercare eventuali testimoni oculari.
“Dal bar non abbiamo ricevuto alcuna risposta, non sappiamo nemmeno se ci sarà un risarcimento per i danni – ha dichiarato l’avvocato Giulio Cristofori, legale della donna –. Ma la cosa più incredibile, se non addirittura inquietante, è che il bar rimane aperto regolarmente, e non sembra abbia subito controlli. I gestori, poi, non hanno nemmeno risposto alla lettera di richiesta danni inviata con il mio collega Nicola Montanari. Semplicemente, sono scomparsi. Oltre alla sofferenza fisica, la mia assistita è molto provata anche per il modo in cui è stata trattata quel giorno al bar, e nessuno del locale si è preoccupato delle sue condizioni”.