Proseguono le indagini sulla scomparsa di Michael Frison, il giovane britannico di origini sarde di cui si sono perse le tracce lo scorso luglio. Proprio in queste ore, il lavoro degli investigatori si sta avviando verso una fase cruciale. Il sostituto procuratore di Tempio Pausania, Alessandro Bosco, ha infatti deciso che saranno i Carabinieri del Ris di Cagliari a esaminare gli indumenti che il ragazzo ha lasciato prima di sparire nelle campagne di Luras nell’Alta Gallura.
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L’obiettivo della Procura è accertare eventuali segni di violenza o costrizione, ipotesi che è stata sempre sostenuta dalla madre di Michael, Cristina Pittalis. La donna aveva infatti dichiarato, tramite i social: “Avevo i miei sospetti, dati da ricerche approfondite fatte da me e il mio avvocato Maria F. Marras, e grazie soprattutto al grande lavoro fatto dal Maresciallo del comando di Luras che ha sempre creduto in me e che si è sempre impegnato a sostenere la famiglia durante tutti questi mesi di angoscia”.
“Le informazioni sono coperte da segreto di indagine; informazioni talmente segrete che non vengono comunicate neanche alla famiglia, e questo l’ho sempre accettato” aveva scritto.
Il 28enne di origini sarde si trovava in vacanza a Sassari, ospite di parenti, e aveva già programmato il suo ritorno a Londra, dove risiedeva e lavorava. Per questo motivo, sua madre, non ha mai creduto all’ipotesi dell’allontanamento volontario, sospettando fin da subito che dietro la sparizione del figlio potesse esserci un atto di coercizione.
“Certo, sono felice di questa notizia, ma non vi nascondo di esserci rimasta male. Avrei preferito ricevere comunicazione dalla Procura o da chi per loro prima di rilasciarla ai giornalisti”, ha concluso la madre ribadendo il suo appello alla solidarietà: “Cerchiamo Michael e uniamo le forze affinché possa tornare a casa al più presto”.