Un’operazione della Procura di Bologna ha portato all’arresto di 12 persone legate all’associazione neonazista e suprematista “Werwolf Division”. Tra loro, Davide Armenise, 36 anni, di Bari, e Joe Fallisi, tenore 76enne originario di Milano e residente a Ostuni. Il gruppo, secondo gli inquirenti, promuoveva ideali estremi, negava la Shoah e ne faceva apologia. L’obiettivo dichiarato era il sovvertimento dell’ordine democratico per instaurare uno Stato etico e autoritario fondato sulla supremazia della razza ariana. Le indagini hanno documentato progetti di azioni violente contro alte cariche istituzionali.
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Il coinvolgimento di Davide Armenise
Davide Armenise, conosciuto nei canali Telegram come “Le Lame dello Spadaccino Nero”, partecipava attivamente ai gruppi “Werwolf Division Discussioni” e “Divisione Nuova Alba”. Gli inquirenti hanno ricostruito come Armenise fosse stato reclutato per una “missione più importante” e invitato a dotarsi di armi attraverso il canale Telegram “Italia Armi”.
Tra i messaggi inviati, spiccano quelli che esprimevano interesse per l’acquisto di armi e preoccupazioni per eventuali controlli postali. Armenise, già noto per il suo fanatismo ideologico, aveva anche condiviso foto in cui eseguiva il saluto fascista insieme a una bambina, presumibilmente sua figlia, promuovendo apertamente la propaganda nazi-fascista.
Joe Fallisi e le dichiarazioni antisemite
Tra gli arrestati, il tenore Joe Fallisi, descritto dagli inquirenti come figura attiva nell’antisionismo e nell’incitamento all’odio. Fallisi, noto per dichiarazioni antisemite e per la negazione della convivenza tra israeliani e palestinesi, è stato arrestato dalla Digos e ora si trova nel carcere di Brindisi.
L’operazione è il frutto di due anni di indagini, durante i quali gli investigatori hanno documentato l’adesione ideologica e i progetti del gruppo. Tra questi, la creazione di uno “Stato Nuovo” con una “Polizia di Stato” modellata sul regime nazista, in aperta opposizione alle forze dell’ordine italiane. L’inchiesta ha fatto emergere un quadro allarmante di radicalizzazione e di propaganda estremista, sollevando interrogativi sull’efficacia delle misure di prevenzione e controllo contro questi fenomeni.