Il tennis è fermo, ma Jannik Sinner continua a far parlare di sé, stavolta non per i suoi successi in campo, bensì per la vicenda doping che lo ha coinvolto nei mesi scorsi. A marzo, l’altoatesino era risultato positivo a tracce infinitesimali di Clostebol, una sostanza vietata. La contaminazione sarebbe avvenuta tramite un messaggio del suo ex preparatore Naldi. Un tribunale indipendente, selezionato dall’International Tennis Integrity Agency (ITIA), stabilì che Sinner non avesse alcuna colpa o negligenza.
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Se il pericolo di squalifica inizialmente sembrava scongiurato, la WADA (Agenzia Mondiale Antidoping) è intervenuta, appellandosi per chiedere una squalifica fino a due anni. L’agenzia ha portato il caso davanti al TAS di Losanna, sostenendo che, pur riconoscendo la contaminazione accidentale, l’atleta è sempre responsabile del proprio team. “La nostra posizione è che esiste ancora una responsabilità dell’atleta nei confronti di chi lo circonda. Questo sarà discusso al TAS”, ha dichiarato Olivier Niggli, direttore generale della WADA.
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Nonostante la vicenda, Sinner ha continuato a giocare e vincere, culminando con il trionfo dell’Italia in Coppa Davis 2024. Tuttavia, l’incertezza sulla sua situazione pesa. “Non ci sarà nulla entro la fine dell’anno”, ha precisato Niggli, confermando che il caso non sarà discusso prima dell’11 febbraio 2025. È possibile che venga inserito in calendario in un secondo momento.
La WADA ha inoltre lanciato un messaggio chiaro: “Non contestiamo la contaminazione, ma riteniamo che l’applicazione delle norme non corrisponda alla giurisprudenza”. Niggli ha concluso con un appello, sottolineando l’importanza di proteggere la reputazione degli atleti: “Viviamo in un mondo dove i social media possono distruggere la tua immagine in pochissimo tempo”. Resta da vedere come e quando questa vicenda, che ha profondamente segnato Sinner, si concluderà.
