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Ottavia Piana è a un passo dalla salvezza: “Lotta contro il dolore, l’incubo è quasi finito ”

Pubblicato: 17/12/2024 23:06

È stata l’ultima notte. Ottavia Piana è quasi fuori dalla grotta. Nella serata di martedì 17 dicembre, intorno alle 22, il Soccorso alpino ha emesso un aggiornamento: “Entro 3/4 ore la barella con l’infortunata potrebbe essere all’esterno della cavità. L’ultimo tratto è stato affrontato più rapidamente del previsto, grazie ai passaggi già liberati in precedenza e alla decisione dei sanitari di evitare soste prolungate”. La speleologa sta per lasciare la grotta Bueno Fonteno, dove si è infortunata sabato. Da giorni, i volontari la trasportano su una barella, facendo soste frequenti “per permetterle di riposare, poiché sta soffrendo”, ed è questo il fattore principale da considerare. Il piano è già predisposto: all’ingresso della grotta, un operatore verrà calato da un elicottero, la barella sarà agganciata a un verricello e sollevata, prima di essere trasportata all’ospedale di Bergamo. In alternativa, si prevede un trasporto via ambulanza. In seguito, sia lei che gli altri membri della spedizione verranno interrogati dai carabinieri per ricostruire con precisione l’accaduto.
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Adesso è il momento dei soccorsi. Ottavia riceve gel energetici per sostenere le sue forze. Non ci sono segni di “lesioni evolutive”: le sue condizioni non peggiorano. Durante la scorsa notte, sono state necessarie due pause di due ore, poiché anche rimanere in barella è impegnativo. Con lei c’è un anestesista, pronto ad affrontare i dolori insopportabili. Manca solo un chilometro all’uscita: alle 16 di ieri, il gruppo sotterraneo era arrivato a un punto noto come “Le Fate”. Dopo, si proseguirà verso “Forteno Beach” («Gli speleologi sono molto creativi con i nomi. Basta un po’ di sabbia…», cerca di alleggerire la situazione un tecnico, nonostante la stanchezza), e infine verso l’uscita. Le squadre di recupero sono programmate per rimanere in attesa fino a domani, «ma speriamo di concludere prima».

Fuori c’è chi fa la fila per aiutare Ottavia: i volontari del Soccorso alpino e speleologico. Più di cento. Marcello, nome in codice Figaro, scalpita: «La conosco da dieci anni. Voglio entrare e dirle: ti porto fuori. Ha la passione negli occhi». Felice La Rocca, da Perugia, si è calato a 68 anni: è l’uomo della dinamite per rimuovere gli ostacoli. Giorgio Pannuzzo, poco più giovane, aspetta il bis. Già l’altro ieri aveva criticato i i soliti odiatori da tastiera: «Quello che facciamo noi speleologi ha valore scientifico. Non lo facciamo per la gloria o la ricchezza». Deborah Alterisio, da Imperia, è sporca di fango e ha ancora il caschetto in testa: «Ho lavorato per trasportarla in maniera sicura».

Ottavia Piana e gli altri nove componenti del suo gruppo erano entrati nella grotta nell’ambito del “Progetto Sebino”, attività il cui valore scientifico è testimoniato dalla collaborazione di più enti e dalle parole di più esperti, e che trova riscontri anche nei primi approfondimenti dei carabinieri. In generale, sull’accaduto, non ci sono fascicoli aperti in procura né si ipotizzano reati. Ma per un quadro completo della dinamica dell’incidente, anche dal punto di vista dei profili della sicurezza e per non trascurare alcun aspetto, i militari ascolteranno sia la speleologa (quando sarà in grado) sia i colleghi che sabato erano con lei.

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