Tensione in Aula. Durante il dibattito sulla Manovra, il deputato del Movimento 5 Stelle Leonardo Donno ha sollevato un acceso intervento riguardo agli aumenti salariali per i ministri non eletti.
“Con voi – ha dichiarato il pentastellato – sono tornati i privilegi della politica e la casta. Milioni di italiani si sentono indignati e disgustati. Vi interessa davvero sottrarre soldi a queste persone? Non vi basta? Desiderate ancora più denaro per i vostri privilegi? Prendete anche questi e compratevi delle belle maschere per nascondervi dalla vergogna”, ha esclamato, lanciando verso i banchi del governo delle banconote che aveva estratto poco prima.
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Donno ha criticato aspramente la maggioranza: “Siete privi di dignità. Un lavoratore su tre guadagna meno di mille euro lordi al mese, e con questa cifra non si arriva nemmeno alla metà del mese. E voi cosa decidete di fare? Pensate di aumentare gli stipendi dei ministri e dei sottosegretari di 7.000 euro“, ha affermato.
“Avete persino cercato di nascondervi: avreste dovuto ritirare la norma e scusarvi”, ha proseguito, facendo riferimento alla parziale retromarcia del governo sulla questione. “Questo è lo stipendio di milioni di italiani. Con questa cifra non si arriva nemmeno alla seconda settimana del mese. E voi cosa proponete? Un aumento per i vostri ministri?”, ha aggiunto, esibendo due banconote da 500 euro.
Inizialmente, l’emendamento presentato dalla maggioranza prevedeva di allineare gli stipendi dei ministri non eletti a quelli dei loro colleghi parlamentari, inclusi anche sottosegretari e viceministri.
Questa proposta aveva scatenato molte critiche nei confronti del governo, costringendo la maggioranza a modifiche. Anche la premier Meloni si era mostrata favorevole al ritiro dell’emendamento, pur difendendo successivamente la norma, sostenendo che ministri parlamentari e non “svolgono lo stesso lavoro” e pertanto “dovrebbero ricevere lo stesso trattamento“.
Alla fine, il provvedimento ha visto una revisione che ha trasformato l’iniziale aumento di stipendio – previsto per circa 7.000 euro – in un rimborso spese. Così, tecnicamente, non si tratterebbe di un incremento salariale, anche se l’aumento non è stato completamente annullato, ma piuttosto ridotto.
Il gesto di Donno è stato severamente criticato dal vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè. “Ha compiuto un atto oggettivamente inaccettabile per quest’Aula”, ha affermato il forzista. “Condanno quanto ha fatto, anche perché non è lei a raccoglierle, ma i suoi assistenti. Vada ad aiutarli”, ha concluso.