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Tragedia Gran Sasso, ricostruito il dramma di Luca e Cristian: “Si sono parlati fino alla fine”

Pubblicato: 28/12/2024 07:32

Un’escursione che doveva essere un’avventura tra amici si è trasformata in una tragedia. I corpi di Luca Perazzini, 42 anni, e Cristian Gualdi, 48, entrambi di Santarcangelo di Romagna, sono stati ritrovati senza vita nel Vallone dell’Inferno, sul Gran Sasso, dopo sei giorni di ricerche incessanti. Gli alpinisti, esperti e appassionati di montagna, sono stati sopraffatti dal gelo e dalle avverse condizioni meteo mentre tentavano di tornare a valle.

Un ultimo dialogo tra amici

Luca e Cristian non hanno affrontato da soli i loro ultimi istanti. Si sono parlati fino alla fine, tentando di darsi coraggio. “Erano vicini, non più di cinque metri l’uno dall’altro. Le loro voci li tenevano uniti, anche se non potevano vedersi,” ha raccontato Marco Iovenitti, vice capo stazione del Soccorso Alpino dell’Aquila, l’ultimo ad averli sentiti al telefono. Un legame, quello tra i due, che li ha accompagnati anche negli attimi finali, tra la neve e il freddo implacabile.

Il ritrovamento

Il recupero delle salme è stato possibile grazie all’impegno dei soccorritori e dei cani delle unità cinofile, fondamentali per individuare il corpo di Luca, sepolto dalla neve. “Cristian è stato il primo che abbiamo avvistato. Poi i nostri cani hanno segnalato il punto dove si trovava Luca,” ha spiegato Francesco Mastropietro, maresciallo del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza. I corpi sono stati trasportati all’ospedale di Teramo, dove familiari e amici hanno atteso con dolore e compostezza.

Una tragedia annunciata dal maltempo

Il 22 dicembre, giorno dell’incidente, il meteo già incerto si era rapidamente trasformato in una bufera, lasciando Luca e Cristian in balia del “bianco assoluto,” una condizione che disorienta anche gli alpinisti più esperti. Avevano deciso di tornare indietro, ma la montagna, con la sua imprevedibilità, si è rivelata fatale. La neve e il ghiaccio li hanno intrappolati, e le temperature, che di notte scendono fino a meno sedici gradi, hanno reso impossibile la sopravvivenza.

L’omaggio ai soccorritori

I giorni di ricerche sono stati intensi e carichi di speranza, ma anche di difficoltà per i soccorritori, ostacolati dal maltempo. “Abbiamo dato il massimo, ma sapevamo che ogni ora in più riduceva le possibilità di trovarli vivi,” ha dichiarato Alessandro Marucci, uno dei soccorritori. Nonostante il dolore per la perdita, le famiglie dei due alpinisti hanno espresso gratitudine per gli sforzi compiuti.

Un vuoto difficile da colmare

Luca e Cristian erano scalatori esperti, appassionati della montagna, che avevano affrontato vette imponenti come il Monte Rosa e il Monte Bianco. Il Gran Sasso, che avevano già conquistato in passato, è diventato purtroppo il loro ultimo viaggio. “La montagna è bellezza, ma anche pericolo. La amiamo e la temiamo,” ha commentato una guida alpina di Campo Imperatore, dove la tragedia ha lasciato un’ombra pesante sulle festività e sull’inizio della stagione sciistica.

Il saluto di una madre

Tra il dolore, le parole della madre di Luca, Carmen, risuonano come un addio straziante: “Siamo venuti a riprendere i nostri figli morti dopo una settimana di tormento. Lasciateci piangere in pace i nostri ragazzi.”

Luca e Cristian resteranno per sempre nel cuore di chi li ha conosciuti, non solo a Santarcangelo di Romagna ma anche tra le cime che tanto amavano. La loro storia è un monito alla potenza e all’imprevedibilità della natura, ma anche un ricordo di amicizia, coraggio e passione per la montagna.

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Ultimo Aggiornamento: 28/12/2024 07:33

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