
Paolo Cognetti, scrittore di successo e autore de Le otto montagne, torna a parlare del difficile periodo vissuto negli ultimi mesi. A dicembre aveva rivelato di essere stato sottoposto a un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). Ora, in un servizio delle Iene su Italia 1, racconta nuovi dettagli.
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“In ospedale mi hanno legato al letto con delle cinghie e mi hanno sparato un siringone nella coscia senza dirmi cosa fosse. Secondo me quello che mi hanno fatto era illegale”, afferma Cognetti. Lo scrittore racconta di essersi ritrovato a casa il giorno dopo grazie all’intervento della sorella, che lo ha portato via.
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La diagnosi e il percorso difficile
Nella sua baita a Estoul, in Valle d’Aosta, Cognetti si rifugia per ritrovare serenità e forza. “Ho subito un TSO per una grave depressione”, spiega. Durante l’intervista racconta la diagnosi che ha segnato una svolta nella sua vita: “Mi hanno diagnosticato un disturbo bipolare, con due fasi: una maniacale e una depressiva. La fase maniacale non è il problema, lo è quella depressiva. Ti ritrovi a letto, pensi al suicidio, credi che la tua vita sia stata inutile”.
Cognetti rivela che ha pensato di togliersi la vita usando una corda da alpinismo nella sua baita. “Quest’estate non mi hanno mai lasciato solo. C’era sempre qualcuno con me. I pensieri suicidari sono molto comuni nella depressione”, confida.
Nonostante le difficoltà, lo scrittore guarda al futuro: “Sto cercando di vivere senza farmaci. Non sono un no vax, ma vorrei vivere senza medicine”.
“Ho imparato che il successo ha un costo”
Cognetti non si ferma e lavora a nuove idee. “Credo che il ciclo della montagna sia esaurito, almeno per ora. Nella vita ci sono tante altre cose”. Racconta anche del successo che lo ha travolto: “Con il Premio Strega ho capito che il mondo mi considerava uno scrittore. È stato gratificante”.
Nel 2021, il film tratto da Le otto montagne ha portato un altro momento di gloria. “Luca Marinelli è stato con me due mesi. L’ho portato in montagna e allenato. La scena in cui balla sulla pietraia? L’ho insegnata io. È quella di cui vado più fiero”.
Cognetti ammette però che il successo ha un costo: “Non è facile. Prima sei uno che vive tranquillo in baita, poi tutti ti riconoscono, ti fermano per strada. Arrivano i soldi. Non è facile gestire tutto”.
Un sogno chiamato Vasco Rossi
Alla fine dell’intervista, Cognetti si lascia andare a una riflessione personale. “Mi piacerebbe parlare con Vasco Rossi. Nelle sue canzoni trovo tanta verità. È la persona con cui vorrei parlare di più adesso”. Con la sua storia, lo scrittore non nasconde le difficoltà, ma lancia un messaggio di speranza: anche nei momenti più bui, si può trovare una strada per andare avanti.