Vai al contenuto

David Parenzo condannato per diffamazione nei confronti di un ristoratore: dovrà risarcirlo

Pubblicato: 14/01/2025 08:16
David Parenzo condannato diffamazione

La Corte d’Appello di Milano ha respinto il ricorso presentato da David Parenzo, giornalista di La7 e conduttore insieme a Giuseppe Cruciani del programma radiofonico La Zanzara su Radio 24. La sentenza conferma la condanna per diffamazione nei confronti di un ristoratore friulano, pronunciata in primo grado.
Leggi anche: Cruciani attacca Marinelli, l’attore che interpreta Mussolini: “Prendi l’assegno e non rompere”
Leggi anche: Falconiere Lazio, Lotito furioso con Parenzo a La Zanzara: “Fatti mandare al manicomio. Più grave il saluto romano? A casa mia no”

Le accuse e la condanna

La vicenda risale a una puntata del 28 febbraio 2020, pochi giorni prima dell’esplosione dell’emergenza pandemica. Durante la trasmissione, Parenzo si era rivolto a Ferdinando Polegato, ristoratore di Sequals noto per le sue dichiarate simpatie verso Benito Mussolini e il fascismo, utilizzando espressioni fortemente offensive.
Leggi anche: Claudio Borghi, la gaffe sui social del senatore leghista: scambia Antonio Conte per Giuseppe

Nel corso della puntata, Parenzo aveva affermato: “Andassero i Nas a controllare il Tiramidux (il dolce servito nel locale, ndr) nel ristorante di quel fascista”. Aveva poi aggiunto, riferendosi al ristoratore: “Un evasore fiscale dichiarato. Sono sicuro che anche nella cucina si mette le dita nel naso e nel c… prima di fare il tiramisù. Mandate gli ispettori nel ristorante del fascista”.

Il risarcimento

In primo grado, Parenzo era stato condannato a una multa di 1.500 euro e al risarcimento del danno da quantificare in sede civile, con una provvisionale di 15.000 euro. La Corte d’Appello ha confermato la condanna, aggiungendo l’obbligo di coprire le spese processuali e quelle di costituzione di parte civile, pari a 2.470 euro, più ulteriori 142,68 euro per le spese di trasferta.

La difesa

Parenzo era assistito dall’avvocato Caterina Malavenda, che aveva cercato di ribaltare la sentenza di primo grado. Tuttavia, i giudici d’appello hanno ritenuto le dichiarazioni rilasciate durante la trasmissione lesive della reputazione di Polegato, confermando la condanna per diffamazione. La vicenda accende il dibattito sulla libertà di espressione nel contesto del giornalismo, ponendo al centro i limiti entro cui questa può essere esercitata.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2025 08:45

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure