
La vicenda giudiziaria di Amanda Knox ha subito un nuovo colpo. La Corte di Cassazione ha infatti confermato la condanna a tre anni per calunnia nei confronti della cittadina americana, accusata di aver incolpato ingiustamente Patrick Lumumba dell’omicidio di Meredith Kercher.
Nel 2007, durante le indagini sull’omicidio della studentessa inglese a Perugia, Amanda Knox aveva accusato il suo coinquilino, Patrick Lumumba, di essere l’autore del delitto. Un’accusa rivelatasi infondata che aveva portato all’arresto e alla detenzione ingiusta di Lumumba per ben quattordici giorni.
La sentenza della Corte d’Appello di Firenze, emessa lo scorso giugno, aveva già condannato Knox per calunnia, ritenendo che la sua accusa fosse stata infondata e che avesse danneggiato gravemente la reputazione di Lumumba.
La difesa di Knox aveva presentato ricorso in Cassazione, ma i giudici di legittimità hanno confermato la sentenza di secondo grado. Secondo la Corte, è evidente che Knox abbia accusato Lumumba, “pur sapendolo innocente”, con l’obiettivo di allontanare da sé i sospetti.
Presente all’udienza, Patrick Lumumba ha espresso soddisfazione per la decisione della Cassazione: “Credo nella giustizia italiana. Amanda ha sbagliato, mi ha calunniato e mi aspetto che la condanna sia confermata, anche se lei non mi ha mai chiesto scusa”.
La vicenda giudiziaria di Amanda Knox si chiude così con una nuova condanna, che sancisce la responsabilità della giovane americana per il grave torto inflitto a Patrick Lumumba.