
La notizia dell’indagine a carico della premier Giorgia Meloni, insieme ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano, ha sollevato polveroni nel panorama politico e istituzionale italiano. A sorpresa, però, non è arrivata alcuna reazione ufficiale dal Quirinale.
La Presidenza della Repubblica, che spesso prende posizione in momenti critici, ha mantenuto un silenzio assoluto. Se da un lato questo comportamento potrebbe sembrare prudente, dall’altro rischia di alimentare la divisione tra i partiti e la magistratura. La paura, infatti, è che si arrivi a uno scontro frontale tra i due poteri dello Stato, con danni per entrambi.
La mossa della Premier e il malumore di Mattarella
Il rischio di uno scontro tra politica e magistratura è concreto. Giorgia Meloni, infatti, ha riferito sui social l’arrivo dell'”avviso di garanzia“, una mossa che ha suscitato reazioni contrastanti. A Palazzo Chigi si è puntato sullo scontro diretto, ma questa scelta non è stata apprezzata dal Quirinale, dove si è sottolineata l’importanza di mantenere il riserbo e la moderazione.
Secondo le fonti vicine al Colle, infatti, è sempre preferibile evitare alzare i toni e seguire un percorso più istituzionale e sobrio, per evitare che la vicenda diventi una battaglia politica con esiti potenzialmente devastanti per tutte le parti coinvolte.

Il rischio di una frattura insanabile
Il pericolo di uno scontro senza fine tra politica e magistratura non riguarda solo le implicazioni immediate per Meloni e i suoi ministri. C’è infatti il timore che questa vicenda possa incrinare ulteriormente il già fragile rapporto tra i poteri dello Stato.
La percezione di un’assenza di dialogo tra politica e giustizia, se non controllata, potrebbe danneggiare entrambe le istituzioni. La situazione non sembra avere vincitori, ma solo sconfitti: il rischio è che si alimenti una crisi di fiducia che colpisca l’intero sistema politico.
L’altro nodo: Daniela Santanchè
Anche la questione relativa al ministro Daniela Santanchè resta sul tavolo. Al Quirinale si auspica che la vicenda si risolva velocemente, per evitare che la perdita di autorevolezza del Colle diventi un ulteriore fattore di destabilizzazione. I ministri sono infatti nominati dal Presidente della Repubblica, e ogni nuovo scandalo rischia di mettere in discussione non solo l’immagine del governo, ma anche quella di Mattarella.
La scelta calcolata del Quirinale
In un momento così delicato, il silenzio del Quirinale potrebbe sembrare una scelta calcolata per evitare di entrare nel merito di una vicenda tanto spinosa. Ma questo comportamento potrebbe rivelarsi anche controproducente, lasciando spazio a interpretazioni politiche che minano l’autorevolezza delle istituzioni.
Il rischio di un conflitto tra politica e magistratura è ora più che mai tangibile, e la speranza, sia al Quirinale che a Palazzo Chigi, è che si possa evitare un’escalation che danneggi irreparabilmente il sistema istituzionale italiano.