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Caso Meloni, clamorose indiscrezioni: il piano internazionale per “distruggere” l’Italia

Pubblicato: 30/01/2025 11:44

l piano contro l’Italia: dalle rivelazioni su Almasri all’ombra delle intelligence straniere

L’Italia è nel mirino di un’operazione orchestrata per destabilizzare il governo e minare il suo ruolo in Libia e sullo scenario internazionale. Lo afferma Il Giornale citando fonti attendibili, riservate e ufficiali. L’obiettivo sembra chiaro: colpire Giorgia Meloni, considerata troppo stabile e influente in Europa, e sabotare i rapporti tra Roma e Tripoli. Dietro questa strategia emergono elementi inquietanti che coinvolgono la Germania, la Corte penale internazionale e campagne di disinformazione sui social.

La trappola Almasri e il ruolo della Germania

La prima fase dell’attacco è stata l’arresto del generale libico Osama Najim Almasri a Torino, un’operazione che solleva interrogativi. Almasri, in viaggio attraverso mezza Europa, è stato fermato il 15 gennaio mentre si dirigeva verso Monaco, con un’auto noleggiata in Germania.

Il suo nome figurava nella “blue notice” dell’Interpol sin dal luglio 2024, ma questo dettaglio era visibile solo alle autorità tedesche. Il 4 novembre i tedeschi avevano già registrato il generale nei loro database, eppure la “blue notice” è stata estesa all’Italia solo il 18 gennaio, poche ore prima della trasformazione in mandato di arresto vero e proprio.

Germania

L’elemento più controverso riguarda la Corte penale internazionale, che ha omesso di rivelare un aspetto fondamentale: la giudice messicana Maria del Socorro Flores Liera aveva votato contro l’arresto di Almasri, contestando la giurisdizione della Corte. Solo il 24 gennaio, dopo che il generale era già stato riconsegnato a Tripoli, il mandato è stato aggiornato includendo il suo dissenso, espresso in ben 17 punti.

La fuga di documenti e l’attacco ai servizi italiani

Parallelamente, un’attività di disinformazione sta prendendo piede sui social, in particolare su Telegram. Un attivista libico residente in Svezia ha pubblicato documenti riservati della Procura generale di Tripoli, insinuando che l’intelligence italiana abbia avuto contatti con trafficanti di esseri umani sin dal 2017, durante il governo Gentiloni.

Tra i file diffusi spiccano persino fotocopie di passaporti diplomatici di agenti italiani, incluso quello di Giovanni Caravelli, attuale direttore dell’Aise, il servizio segreto estero. Questo attacco mira a screditare l’Italia utilizzando la fragilità delle sue dinamiche interne, sfruttando accuse non verificate per alimentare tensioni politiche e istituzionali.

Il rischio di nuove ondate migratorie e gli interessi economici

La terza fase dell’operazione potrebbe tradursi in un’escalation della crisi migratoria. A Gennaio si sono registrati picchi nelle partenze di barconi dalla Tripolitania, con la complicità di figure note al panorama italiano, come Ahmad Dabbashi, detto “Al Ammu”, noto trafficante di esseri umani.

Ma il vero nodo della vicenda potrebbe essere economico. Sullo sfondo c’è la corsa per l’assegnazione dei giacimenti petroliferi libici, che vede l’Eni in vantaggio rispetto alla francese Total. Secondo alcune ricostruzioni, intelligence straniere starebbero cercando di sabotare l’Italia per favorire altri attori sulla scena internazionale.

Il mosaico che emerge è inquietante: un insieme di azioni coordinate per minare la posizione italiana in Libia e in Europa, colpendo il governo Meloni nel momento di maggiore stabilità e influenza. Non è la prima volta che il nostro Paese si trova nel mirino di questo tipo di operazioni. Ed è importante non farsi trovare impreparati.

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