
L’inchiesta sul caso Almasri e gli avvisi di garanzia alla premier Giorgia Meloni, ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, oltre che al sottosegretario Alfredo Mantovano, stanno paralizzando i lavori del Parlamento. La vicenda legata al torturatore libico, arrestato, poi scarcerato e infine rimpatriato con un volo di Stato a Tripoli, ha sollevato un’ondata di polemiche. Le opposizioni chiedono che la presidente del Consiglio riferisca in Aula, chiarendo ogni dettaglio sul caso. Tra le voci critiche anche quella dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza, che si unisce alle richieste di trasparenza e invita Meloni a presentarsi davanti al Parlamento per fare chiarezza sulla vicenda.
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Speranza durissimo con la Meloni
“La letterina mostrata da Giorgia io credo di averla ricevuta sette-otto volte durante il Covid. – attacca Speranza su Il Fatto Quotidiano – Abbiamo reagito in modo molto diverso: quando un ministro o un premier sono chiamati in Parlamento, devono andare sempre e comunque. Non fuggire. Dal primo provvedimento sui rave party all’ultimo messaggio social sull’indagine, il governo sembra voler distrarre il pubblico e i problemi reali sono derubricati. Come opposizione non dobbiamo cadere nella trappola: Meloni deve venire in aula, ma noi dobbiamo partire dai problemi reali del paese”.
Poi Roberto Speranza spiega anche a che punto sono i suoi di procedimenti giudiziari per le varie vicende legate al periodo del Covid, quando era ministro della Salute, prima con Conte e poi con Draghi: “Le inchieste che mi riguardano sono state tutte archiviate con formula piena”.