
Altro sconvolgente episodio di malasanità in Italia, nello specifico a Roma, al Policlinico Umberto I. A causa dello scambio di vetrini delle biopsie di due persone (sembra incredibile, ma è accaduto davvero), a una persona sana è stata rimossa la mandibola. In virtù dell’esame, che però apparteneva a un altro paziente, i medici erano convinti che la persona che avevano sotto ai ferri fosse affetto da un tumore maligno.
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La persona operata per errore ha 35 anni, e dopo l’intervento ha subito un grave danno, dovendo ricorrere a una paresi facciale. Come scrive il Corriere, “lui, comunque, è vivo”, mistero, invece, “sulla sorte della persona cui appartiene il materiale biologico esaminato. Si ignora se le sia stato comunicato l’esito della biopsia in tempo”. Sulla vicenda indaga il pm Eleonora Fini dopo la denuncia per lesioni gravi del protagonista del caso.
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Quindi qui abbiamo una persona sana a cui è stata asportata una mandibola; una persona gravemente malata di tumore a cui forse non è stata comunicata la diagnosi e non si sa se ora sia ancora in tempo per effettuare l’intervento. Racconta il protagonista di questo tragico episodio di malasanità al Corriere: “Ancora adesso non so descrivere il mio stato d’animo. Sono vivo, sono sano, non ho alcuna malattia mortale, ma ho sofferto moltissimo”. Il 20 maggio del 2024 lui era andato alla clinica odontoiatrica del Policlinico per rimuovere un dente del giudizio e una cisti. Come di ruotine, la cisti viene mandata in laboratorio per l’esame istologico. “Il 10 giugno per telefono mi dicono che l’esame è positivo”. Gli viene detto che aveva un osteosarcoma, un tumore appunto, di alto grado di malignità.

Racconta ancora il protagonista della vicenda: “Mi dicono che non ho alternative: subito demolizione della mandibola e poi via con 9 cicli di chemio. Io e la mia compagna ci siamo sentiti devastati”. Il 22 luglio avviene l’operazione. Il 9 settembre gli viene detto che il nuovo esame istologico sull’osso rimosso “è negativo“. E qui iniziano a sorgere i dubbi. Il 21 ottobre porta i vetrini all’università Cattolica per un nuovo esame. Il 25 ottobre il responso: “Il Dna non è il mio. Non ho più la mandibola. Ma non ho il tumore. Qualcun altro invece sta male. Molto male“. E forse non lo sa ancora.