
Gli agenti della Polizia Scientifica hanno trascorso più di 8 ore nell’abitazione di Acerra, dove il 15 febbraio scorso è morta la piccola di nove mesi, vittima degli attacchi dei pitbull di famiglia. L’obiettivo delle indagini è chiarire la dinamica dell’incidente, resa più complessa dal fatto che la casa è stata pulita dopo il tragico evento.
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Le forze dell’ordine sono arrivate verso le 10 del mattino, per uscire e sigillare nuovamente l’abitazione solo dopo le 18 di lunedì 24 febbraio. Durante il sopralluogo hanno prelevato vari oggetti, tra cui diverse buste contenenti potenziali tracce di DNA e il guinzaglio di uno dei cani. È stato inoltre sequestrato il telefono cellulare del padre della bambina.
Al momento, la Procura di Nola ha iscritto nel registro degli indagati esclusivamente il padre della vittima, accusato di omicidio colposo e di omessa vigilanza e custodia dell’animale. L’avvocato Luigi Montano ha richiesto un nuovo interrogatorio, che potrebbe avvenire già domani. Il giovane padre desidera chiarire che la decisione di pulire la casa non aveva lo scopo di ostacolare le indagini, considerando che la Scientifica aveva già eseguito un primo sopralluogo. Sostiene inoltre che i responsabili della pulizia sono stati alcuni familiari, che hanno agito prima che fossero apposti i sigilli.
L’avvocato di Loffredo ha spiegato: “La pulizia è stata fatta da alcuni parenti, che, ritenendo conclusi gli accertamenti, non sapevano che l’appartamento sarebbe stato sequestrato di lì a poco, e hanno pulito la stanza da letto dal sangue della bambina.” La posizione del padre è ulteriormente complicata dal fatto che inizialmente aveva riferito che l’aggressore fosse un cane randagio. Inoltre, su Tyson, uno dei pitbull, non sono state trovate tracce di sangue della bambina, nonostante il cane fosse già noto per aver ucciso un altro cagnolino di alcuni vicini.