
Riccardo Chiarioni, il giovane accusato del triplice omicidio avvenuto nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2024 a Paderno Dugnano (Milano), è stato giudicato parzialmente incapace di intendere e volere al momento dei fatti. Lo ha stabilito una perizia psichiatrica disposta dal giudice per le indagini preliminari del tribunale per i minorenni di Milano, Laura Margherita Pietrasanta, e condotta dall’esperto Franco Martelli. Se questo vizio parziale venisse riconosciuto nel processo abbreviato a cui sarà sottoposto, potrebbe comportare una riduzione della pena. Una consulenza difensiva, invece, aveva ipotizzato per lui un’incapacità totale.
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Le vittime della strage furono Fabio Chiarioni, 51 anni, imprenditore, sua moglie Daniela Albano, 48 anni, e il loro figlio minore Lorenzo, di soli 12 anni. La perizia, richiesta dalla difesa e ordinata dal giudice lo scorso ottobre, è stata depositata il 14 marzo e sarà discussa in un’udienza ad aprile.
Secondo gli accertamenti psichiatrici, Chiarioni viveva in una dimensione a metà tra realtà e fantasia, non un vero delirio, ma una sorta di rifugio mentale. “Volevo proprio cancellare tutta la mia vita di prima”, ha raccontato durante gli interrogatori, riferendo di un malessere che lo perseguitava da tempo. Il ragazzo ha spiegato di sentirsi estraneo alla realtà e di aver creduto che eliminare la propria famiglia fosse necessario per raggiungere una sorta di immortalità e libertà assoluta.
L’omicidio avvenne al termine di una serata apparentemente serena, dopo una festa per il compleanno del padre. Nella ricostruzione della vicenda emerge che il giovane inflisse un totale di 108 coltellate, la maggior parte delle quali al fratellino. “È stata la sera della festa che ho pensato di farlo”, ha dichiarato davanti al giudice.
L’avvocato difensore Amedeo Rizza ha sottolineato che le perizie hanno riconosciuto il disagio psicologico del giovane. I nonni e alcuni familiari hanno continuato a restare vicini a lui, nonostante l’immane tragedia.