
L’ipotesi avanzata da fonti diplomatiche prevede un coinvolgimento strutturato delle Nazioni Unite nelle operazioni di peacekeeping in Ucraina, come parte di un più ampio meccanismo di garanzie di sicurezza per Kiev. Un’idea su cui starebbero lavorando attivamente i cosiddetti “Paesi Volenterosi”, un’alleanza informale composta da oltre 30 nazioni, tra cui membri dell’Unione Europea, Paesi del Commonwealth e dell’Asia, che stanno valutando l’ipotesi di contribuire con finanziamenti, truppe, aerei o navi nella protezione dell’Ucraina da ulteriori aggressioni russe .
Il modello, in fase di studio, prevede quattro livelli d’interposizione. Il primo sarebbe rappresentato dai caschi blu dell’Onu, selezionati tra Paesi non europei, da schierare nella zona demilitarizzata con il compito di monitorare il rispetto della tregua. A seguire, un secondo strato formato da forze ucraine, il terzo da un contingente multinazionale dei Paesi Volenterosi, eventualmente posizionato lungo il confine occidentale. Infine, il quarto e più esterno livello sarebbe costituito dal backstop garantito dagli Stati Uniti.
È intervenuto nelle ultime ore Volodimir Zelensky, che ha spiegato: “Con tutto il rispetto, l’Onu non ci proteggerebbe dall’invasione o dal desiderio di Putin di tornare. Non vediamo l’Onu come un’alternativa a un contingente o a garanzie di sicurezza”.
Analisi tattica: deterrenza multilivello e controllo della tregua
Dal punto di vista militare, la proposta rappresenta un dispositivo di sicurezza stratificato che ha tre obiettivi chiave: dissuadere eventuali violazioni, garantire il controllo del cessate il fuoco, e mantenere la pressione diplomatica su Mosca.
L’uso di forze Onu non europee ha una chiara valenza simbolica e politica: evitare accuse di ingerenza occidentale diretta, offrendo allo stesso tempo una copertura neutrale al rispetto della tregua. La loro presenza servirebbe come primo indicatore di eventuali escalation, ma il loro ruolo resta osservativo, quindi privo di capacità coercitiva.
Il secondo livello ucraino è quello realmente operativo: si tratta di forze pronte a intervenire in caso di attacchi, rafforzando la difesa interna e affermando la sovranità territoriale. Il terzo strato multinazionale ha una funzione di deterrenza avanzata, utile a mostrare un fronte coeso, e a fornire supporto logistico, medico o intelligence. Infine, il backstop statunitense, sebbene meno visibile sul terreno, costituisce il nucleo strategico della dissuasione, implicando che ogni aggressione romperebbe un equilibrio con gravi conseguenze geopolitiche.
Tatticamente, il modello appare pensato per prevenire un’escalation più che per gestirla attivamente. La forza effettiva del dispositivo dipenderà dalla chiarezza del mandato, dalla composizione delle forze Onu, e soprattutto dalla percezione che Mosca avrà della volontà degli Stati Uniti di reagire. In sintesi, è una struttura che cerca di trasformare la tregua da evento momentaneo in architettura permanente di contenimento.