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Trump-Meloni, quella di Giorgia è davvero una mission impossible?

Pubblicato: 17/04/2025 18:52

Il viaggio della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni negli Stati Uniti avviene in un momento estremamente delicato per gli equilibri internazionali. Lo ha ricordato con lucidità Fabrizio Cicchitto, che nel suo editoriale oggi su Il Riformista ha offerto una lettura complessa e articolata dei rischi e delle dinamiche in atto, a partire dalla possibilità che una nuova presidenza Trump possa alterare radicalmente l’assetto della politica globale.

Cicchitto sottolinea come l’attuale contesto internazionale sia segnato da una duplice minaccia nei confronti dell’Europa: da un lato la pressione militare esercitata dalla Russia di Putin, dall’altro la discontinuità strategica rappresentata dall’approccio isolazionista e protezionista di Trump, già evidente nelle sue posizioni sull’Alleanza Atlantica e sulle politiche commerciali.

In questa cornice, Meloni si muove con un duplice obiettivo: salvaguardare gli interessi economici italiani – oggi messi alla prova dalla possibile reintroduzione di dazi e barriere – e mantenere una linea coerente con l’impegno euro-atlantico dell’Italia, senza tuttavia rinunciare a un ruolo attivo nella ridefinizione dei rapporti tra Europa e Stati Uniti.

La sua missione appare dunque complessa ma necessaria. Non si tratta soltanto di “difendere” l’Italia da una stretta protezionista, ma anche di riaffermare un equilibrio geopolitico multilaterale, nel quale l’Unione Europea non sia mero spettatore ma soggetto politico autonomo, come auspicato dallo stesso Cicchitto.

Infatti, proprio l’ex parlamentare e ministro mette in guardia sull’urgenza di un salto di qualità dell’Europa: non più solo unione economica, ma anche attore geopolitico coeso, capace di reagire alle pressioni esterne e di definire una propria politica estera e di difesa.

Meloni, in questo contesto, ha una responsabilità non solo nazionale, ma europea. Il successo della sua missione non va misurato solo con i risultati immediati, ma anche con la capacità di riportare a Bruxelles – e a Roma – elementi utili a rafforzare il coordinamento strategico tra le democrazie occidentali.

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