
Una tranquilla mattina di aprile è stata spezzata da un episodio drammatico che ha lasciato sgomenta un’intera comunità. Un uomo ha composto il numero di emergenza e, con voce fredda, ha pronunciato poche parole: «L’ho uccisa, venite». Una confessione diretta, senza esitazioni. All’altro capo del telefono, l’operatore del 112 ha subito allertato le forze dell’ordine.
I carabinieri sono intervenuti rapidamente. All’arrivo nell’abitazione indicata, l’uomo si era chiuso nel bagno. I militari, dopo aver forzato la porta, lo hanno trovato in stato di apparente calma e lo hanno arrestato senza alcuna resistenza. All’interno dell’appartamento, disteso sul pavimento, il corpo di una donna colpita ripetutamente con un’arma da taglio. Non c’era più nulla da fare.

Il dramma si è consumato in una piccola frazione di un comune del Sud, dove tutti si conoscono e le notizie corrono veloci. L’indirizzo della tragedia è in una via centrale, a pochi metri dalla piazza del paese, ora completamente transennata. I rilievi sono in corso, e l’abitazione è stata posta sotto sequestro per consentire le indagini. Gli investigatori stanno lavorando per ricostruire la dinamica esatta dell’aggressione e individuare un possibile movente. Nessuna lite segnalata nei giorni precedenti, nessun allarme lanciato dai vicini. Ma dietro quelle pareti, come spesso accade, qualcosa covava in silenzio.
La vittima è una donna di 74 anni, che da tempo viveva con il marito, l’unico sospettato del delitto. Il suo nome ora si aggiunge, tragicamente, a quello di tante altre vittime di una violenza che spesso esplode tra le mura domestiche, dove il pericolo è invisibile, ma letale.
Sul posto sono intervenuti anche gli specialisti della scientifica, che hanno effettuato i rilievi all’interno dell’appartamento. Gli inquirenti stanno raccogliendo testimonianze tra amici, conoscenti e parenti della coppia, nel tentativo di chiarire se ci fossero tensioni pregresse o segnali trascurati. Le indagini proseguiranno anche nei prossimi giorni.
Nel frattempo, la piccola comunità locale è sconvolta, stretta nel dolore per una tragedia che ha lacerato il senso di sicurezza e spezzato la vita di una donna. Il sindaco ha espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia, ricordando che «non possiamo più considerarli casi isolati».
Se sei o pensi di essere vittima di stalking, se sei vittima di violenza di genere o temi di poterlo essere ed hai paura della tua incolumità puoi chiamare il
NUMERO GRATUITO DI PUBBLICA UTILITÀ 1522
Il 1522 è stato attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari Opportunità con l’obbiettivo di sviluppare un’ampia azione di sistema per l’emersione e il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne. Nel 2009, con l’entrata in vigore della L.38/2009 modificata nel 2013 in tema di atti persecutori, ha iniziato un’azione di sostegno anche nei confronti delle vittime di stalking.
Il numero di pubblica utilità 1522 è attivo 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile. L’accoglienza è disponibile in italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo, farsi, albanese, russo ucraino, portoghese, polacco.
COSA FARE SE SEI VITTIMA DI STALKING O VIOLENZA
🏠 2. Rivolgiti a un centro antiviolenza
Sono presenti in tutta Italia e offrono:
- Accoglienza protetta (anche case rifugio)
- Supporto psicologico
- Assistenza legale gratuita
- Sostegno per l’autonomia lavorativa e abitativa
Trova quello più vicino a te: ➡️ Mappa dei centri su D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza
👮 3. Denuncia alle forze dell’ordine
Puoi andare da:
- Carabinieri
- Polizia di Stato
- Polizia municipale
Puoi denunciare anche solo i comportamenti persecutori (messaggi, appostamenti, minacce). La denuncia può portare a: - Misure cautelari per proteggerti (es. divieto di avvicinamento, braccialetto elettronico)
- Attivazione del Codice Rosso, che dà priorità e tempestività agli interventi nei casi di violenza domestica o di genere
- Raccogli le prove
Conserva tutto ciò che può servire come prova:
- Messaggi (sms, email, social)
- Screenshot delle chiamate
- Testimonianze di amici o vicini
- Referti medici, se ci sono state aggressioni
- Chiedi supporto legale
Hai diritto al patrocinio gratuito, anche se hai un reddito. Avvocati esperti in materia ti possono assistere nelle denunce, nei procedimenti penali e per misure cautelari o separazioni. - Chiedi supporto psicologico
Molti centri antiviolenza offrono terapia gratuita, individuale o di gruppo. È fondamentale ricostruire la tua sicurezza e fiducia dopo una situazione di abuso.
💬 Ricorda
- Non è colpa tua.
- Parlarne è il primo passo per uscirne.
- Chiedere aiuto è un atto di forza, non di debolezza.