Il Tricolore italiano non è soltanto un emblema istituzionale, ma un simbolo profondo di libertà e unità nazionale. Il 25 aprile 1945, ottant’anni fa, la bandiera verde, bianca e rossa tornava a sventolare accanto a quella rossa della Resistenza, segnando la fine dell’occupazione nazifascista e la rinascita democratica del Paese. Una data che segna il riscatto di un popolo e la riaffermazione dei suoi valori fondanti.
Ignoranza e simboli: una memoria da preservare
Nonostante il suo valore, ancora oggi molti italiani ignorano il significato del Tricolore, compresi alcuni rappresentanti istituzionali. Emblematico è l’episodio del 2023, quando la premier Giorgia Meloni, in visita negli Stati Uniti, non seppe rispondere al significato dei tre colori della bandiera. Una lacuna che rivela una più ampia disconnessione culturale con i simboli dell’identità nazionale.
Le origini del Tricolore: la Repubblica Cispadana
La nostra bandiera nasce il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, come vessillo della Repubblica Cispadana, ispirata al modello rivoluzionario francese. Fu Giuseppe Compagnoni a proporne i colori: verde, bianco e rosso, inizialmente disposti in orizzontale. Le tonalità erano già presenti nella Legione Lombarda voluta da Napoleone, che univa il bianco e il rosso dello stemma di Milano al verde delle uniformi della milizia.
Successivamente, anche la Legione Italiana, composta da soldati emiliani e romagnoli, adottò lo stesso schema cromatico. Il Tricolore si impose gradualmente come segno identitario, trasformandosi da simbolo militare a emblema popolare e patriottico durante il Risorgimento.
Il Risorgimento e la bandiera del popolo
Nel corso delle rivoluzioni del 1848, il Tricolore diventa bandiera dell’unità nazionale. Carlo Alberto di Savoia adottò una versione con bande verticali e lo stemma sabaudo, mantenuta fino al 1946. Con la crescita del sentimento nazionale, la bandiera perse il carattere dinastico per farsi segno della volontà popolare, incarnando i valori di indipendenza, giustizia e coesione.
Il fascismo e la resistenza del Tricolore
Durante il ventennio fascista, Mussolini tentò di trasformare il Tricolore inserendo il fascio littorio al centro. Il re Vittorio Emanuele III si oppose, autorizzando solo una modifica all’asta. Dopo la fine del fascismo e la proclamazione della Repubblica, un decreto del 1946 sancì la rimozione dello stemma sabaudo, confermando la forma attuale: tre bande verticali di uguale dimensione.
Il significato dei tre colori
Il significato dei colori ha suscitato molte interpretazioni. Secondo la lettura più poetica, elaborata da Giosuè Carducci nel 1897, il verde rappresenta la natura e la speranza, il bianco la fede e la purezza, il rosso la passione e il sacrificio dei martiri. Un’interpretazione che unisce elementi naturali e valori etici, facendo della bandiera un simbolo vivo, parlante, profondamente radicato nella storia nazionale.
Anche Giovanni Pascoli e Massimo D’Azeglio contribuirono a rafforzarne la valenza identitaria: “Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli italiani” resta ancora oggi un monito attuale.
Un simbolo da difendere e valorizzare
Oggi il Tricolore non è solo un’eredità storica, ma un patrimonio collettivo che richiede conoscenza, rispetto e trasmissione. Riscoprirne il significato vuol dire riconnettersi alle lotte per la libertà, alla costruzione democratica e ai valori della Costituzione repubblicana. In un tempo in cui i simboli rischiano di diventare slogan vuoti, il Tricolore resta un segno di coesione e di memoria attiva.