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Selfie con la salma di Papa Francesco: pornografia del lutto per una generazione perduta

Pubblicato: 25/04/2025 09:31

La scena è questa: la salma di Papa Francesco, vestita di rosso e distesa nella solennità marmorea della Basilica, e davanti a lui – o meglio, davanti al suo cadavere – un brulicare di smartphone, sorrisi, pose, smorfie. Selfie. Non preghiere, non silenzio, non lacrime. Solo pixel e vanità.

È il punto più basso della nostra decadenza culturale. Gente che si immortala accanto a un morto illustre come fosse una celebrità da incorniciare nel carosello di Instagram. Il Pontefice, divenuto sfondo da stories, ultimo trofeo di una fame oscena di visibilità. È il carnevale grottesco di un’umanità che ha smarrito ogni senso del limite, ogni idea del sacro, ogni vergogna.

La morte è diventata contenuto. L’ultimo saluto, performance. Il lutto, intrattenimento. E mentre il corpo senza vita del Papa giace in una teca, l’attenzione non è rivolta a lui, ma al riflesso di chi scatta. “C’ero anch’io”, sembrano dire quei volti impastati d’egocentrismo, come se la presenza accanto alla morte potesse aumentare la propria rilevanza digitale. È necrofagia mediatica, ma travestita da devozione.

Chi si fa un selfie in quel contesto non è semplicemente fuori luogo: è complice di un abominio morale. Perché non si tratta più solo di maleducazione o superficialità: è un sintomo. Un sintomo profondo e grave di una civiltà malata di sé stessa, inchiodata al bisogno compulsivo di esistere solo attraverso lo sguardo altrui. Anche a costo di danzare, letteralmente, sopra una bara.

Il Papa avrebbe perdonato, come suo dovere. Ma noi, almeno per una volta, possiamo permetterci un gesto semplice e necessario: disprezzare. Perché certe cose non meritano spiegazioni, ma solo condanna.

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