
In un contesto già segnato da mesi di violenze, nuove dichiarazioni incendiarie rischiano di allargare ulteriormente il fronte del conflitto mediorientale. Il recente attacco contro una struttura strategica ha innescato una reazione durissima, mentre le operazioni militari sul campo continuano a colpire infrastrutture e civili.
I toni si sono fatti ancora più duri nelle ultime ore, con parole che sembrano spingere oltre il limite della diplomazia e aprire a scenari di confronto diretto con nuove potenze regionali. Le dichiarazioni, arrivate in un momento di forte pressione militare, sembrano rivolte a consolidare un messaggio: nessuna tolleranza per chi sostiene indirettamente gruppi armati ostili.
Katz avverte Teheran: “Il sistema per procura è finito”
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha lanciato un messaggio diretto all’Iran, con un tono inequivocabile. A pochi giorni dall’attacco condotto dai ribelli Houthi yemeniti contro l’aeroporto di Tel Aviv, ha affermato: “Avverto i leader iraniani che finanziano, armano e sfruttano l’organizzazione terroristica Houthi: il sistema per procura è finito e l’asse del male è crollato”.
Nel suo comunicato, il ministro ha aggiunto un avvertimento ancora più netto: “Siete direttamente responsabili. Quello che abbiamo fatto a Hezbollah a Beirut, ad Hamas a Gaza, ad Assad a Damasco, lo faremo anche a voi a Teheran”. Un’escalation verbale che potrebbe preannunciare azioni più dirette in risposta ai recenti eventi.
Operazioni militari e repressione scolastica
Nel frattempo, le forze israeliane sono entrate in due istituti scolastici a Gerusalemme Est, gestiti dall’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), per imporne la chiusura. Secondo un testimone, all’ingresso di almeno una scuola è stato lasciato un avviso scritto in ebraico. Le Nazioni Unite hanno confermato che tre scuole nel campo profughi di Shuafatsono state chiuse e che un membro del personale è stato arrestato.
Secondo quanto riferito da fonti locali, solo nelle ultime 24 ore almeno 106 persone hanno perso la vita nella Striscia di Gaza, mentre 367 sono rimaste ferite. Il bilancio complessivo, a partire dall’inizio dell’offensiva nell’ottobre 2023, è salito a 52.760 morti e 119.264 feriti. Le autorità sanitarie parlano di un numero drammaticamente alto di donne e bambini tra le vittime.