
Tre impronte senza nome e un DNA maschile mai identificato con certezza riaprono il mistero sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa nella sua casa di Garlasco il 13 agosto 2007. A distanza di quasi 18 anni, Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, è di nuovo al centro delle indagini. Dopo la perquisizione della sua abitazione, oggi – venerdì 16 maggio – si tiene a Pavia la seconda udienza dell’incidente probatorio condotto dai carabinieri di Milano nell’ambito della nuova inchiesta.
La Procura di Pavia e la difesa dell’unico condannato, Alberto Stasi, sostengono che il profilo genetico individuato sulle unghie di Chiara appartenga a Sempio. Toccherà ora ai periti nominati dal gip Daniela Garlaschelli – la genetista Denise Albani e il tecnico della Polizia Scientifica Domenico Marchigiani – accertare se quella traccia sia effettivamente compatibile con il patrimonio genetico dell’indagato.

Il nodo centrale resta l’attendibilità della traccia in questione. Già nel processo d’appello bis contro Stasi, il perito Francesco De Stefano aveva escluso la possibilità di utilizzarla, posizione condivisa anche dai consulenti storici del caso come il genetista Marzio Capra (per la famiglia Poggi) e Luciano Garofano (per Sempio). Di diverso avviso i genetisti Ugo Ricci e Carlo Previderé, quest’ultimo autore di una consulenza per la Procura che indica una compatibilità con il DNA di Sempio.
Ma il DNA rilevato è solo una parte del quadro: si tratta di cromosoma Y, che identifica solo la linea paterna e non può essere datato. Inoltre, non si concilia del tutto con la ricostruzione processuale dell’omicidio, che evidenzia come Chiara sia stata colpita alle spalle, senza difendersi. Dettaglio che rende più difficile collegare in modo diretto quella traccia biologica a un’aggressione.

Oltre al DNA, oggi i periti valuteranno anche le impronte digitali repertate sulla scena del crimine. Su sessanta rilevate nell’abitazione di via Pascoli, tre restano senza identità. Sono quelle presenti sui cartoni delle pizze consumate la sera prima del delitto. I tamponi biologici conservati presso l’Istituto di Medicina Legale di Pavia e i reperti del Ris di Parma saranno nuovamente esaminati. In aula, è atteso un confronto acceso tra consulenti.
Nel decreto di perquisizione, la Procura cita un ampio ventaglio di materiali: documenti digitali, chat, mail, telefoni e computer, tutti strumenti utili a ricostruire i rapporti tra Chiara, Sempio e il loro contesto. Gli inquirenti vogliono chiarire anche le abitudini del giovane all’epoca e la sua frequenza nella villetta della vittima. Dall’abitazione di Sempio e da quella dei genitori sono stati sequestrati diversi dispositivi elettronici.
Sempio è ufficialmente indagato da gennaio, grazie anche all’iniziativa della difesa di Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni. Quest’ultima punta a riaprire il caso puntando sull’utilizzabilità del DNA maschile trovato sulle unghie della vittima. Oltre alla presunta compatibilità con Sempio, resta una seconda traccia ancora senza identità. Ma finché non emergeranno elementi nuovi e concreti, Stasi continua a portare il peso della condanna.