
Un nuovo caso di femminicidio scuote il milanese. La sera di sabato, Vasilica Potincu, escort di 35 anni nota come “Elena” o “Katty”, è stata uccisa con nove coltellate nel suo appartamento di via Stelvio, a Legnano. Tre giorni dopo, gli inquirenti hanno fermato Andrea Mostoni, 28 anni, operaio di una ditta specializzata nella manutenzione di macchinari industriali. Il giovane è accusato di omicidio e, secondo la Procura di Busto Arsizio, avrebbe agito spinto da un’ossessione crescente per la donna.
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Le ricerche sospette prima e dopo l’omicidio
È la notte tra sabato e domenica. Pochi minuti dopo la mezzanotte, Mostoni raggiunge alcuni amici a Canegrate. È l’ultimo ad arrivare. Indossa abiti normali, non la felpa a righe che i carabinieri troveranno durante la perquisizione nella sua casa di Robecco sul Naviglio, stesa su uno stendino. Ma già prima dell’alba di domenica, il 28enne fa ricerche sul sito Legnano News, ancora prima che il cadavere di Vasilica venga scoperto da un inquilino dello stabile.
Martedì, poi, Mostoni cerca su internet: «celle telefoniche e tabulati: cosa sono». I giornali iniziano a parlare della morte di Vasilica e la caccia al killer si concentra proprio sui movimenti tracciati dai telefoni e dai sistemi di lettura targhe.

Un’ossessione nata mesi prima
Secondo gli inquirenti, Andrea Mostoni era diventato un cliente abituale della vittima a partire da aprile 2024. Col passare del tempo, il rapporto si era trasformato in un’ossessione. Il 28enne avrebbe versato alla donna oltre 50mila euro, tra bonifici con causale “regalo” e pagamenti in contanti. In alcune occasioni aveva dichiarato di averle dato fino a 70mila euro, poi avrebbe cominciato a chiederli indietro, sostenendo si trattasse di prestiti.
Vasilica, invece, aveva utilizzato quei soldi per ristrutturare casa e, di fronte all’atteggiamento sempre più insistente e molesto dell’uomo, si era rivolta a un avvocato. Una diffida privata era stata inviata a Mostoni. Ma il clima tra i due era ormai deteriorato. Rapporti sempre più tesi, definiti dagli inquirenti «il movente del delitto».

Le prove raccolte dagli investigatori
Le analisi forensi sul telefono di Mostoni hanno portato alla luce immagini inquietanti. La mattina stessa del femminicidio, il giovane scarica fotografie legate alla morte violenta: cimiteri, tombe e persino la copertina del singolo “Killer” di Eminem.
Nel suo appartamento di Robecco, i carabinieri di Legnano trovano un ceppo di coltelli: uno manca all’appello. Vasilica è stata trovata senza vita nel suo appartamento, colpita alla schiena con un coltello da cucina. L’arma del delitto non combacia con quelle presenti nella casa della vittima, elemento che fa supporre sia stata portata dall’assassino.
Decisive anche le immagini delle telecamere di sorveglianza: riprendono l’arrivo di una Skoda in via Stelvio, intorno alle 22.20. L’auto riparte alle 00.30, proprio in direzione della casa dell’amico a Canegrate, dove Mostoni ha effettivamente trascorso il resto della notte.
Il fermo e il silenzio dell’indagato
Il fermo di Mostoni è scattato mercoledì, su ordine del pm Ciro Caramore. L’accusa è omicidio semplice, senza aggravanti al momento. Assistito dall’avvocata Emanuela Re, l’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio, in attesa della convalida davanti al giudice per le indagini preliminari.
Nonostante il silenzio dell’indagato, gli elementi raccolti – ricerche online, immagini sul telefono, la testimonianza del rapporto ossessivo e la mancanza di empatia – compongono un quadro pesante. A tre giorni dal delitto, Mostoni ha pagato 170 euro a un’altra escort, confermando, secondo il pm, una “totale mancanza di empatia”.
Il caso è ora nelle mani della magistratura, mentre la comunità di Legnano si interroga su una tragedia che si sarebbe forse potuta evitare. Un femminicidio che riporta al centro del dibattito la necessità di strumenti di prevenzione più efficaci, soprattutto nei casi di ossessione relazionale e violenza economica.