
Frederick Forsyth è morto all’età di 86 anni. Lo ha annunciato il suo agente Jonathan Lloyd: “Siamo in lutto per la scomparsa di uno dei più grandi scrittori di thriller del mondo”. L’autore britannico, che con i suoi romanzi ha ridefinito il genere spionistico e politico, si è spento lasciando un vuoto profondo nella letteratura contemporanea. Con oltre 75 milioni di copie vendute e una carriera che ha attraversato cinque decenni, Forsyth è stato uno degli scrittori più influenti del nostro tempo.
Il giorno dello sciacallo: il thriller che cambiò tutto
Il suo esordio nel 1971 con Il giorno dello sciacallo fu un successo clamoroso. Il romanzo, costruito attorno a un complotto per assassinare il presidente francese Charles de Gaulle, divenne subito un caso editoriale e vinse l’Edgar Award. Il realismo documentaristico, l’intreccio serrato e la tensione costante imposero uno stile nuovo, che influenzò generazioni di autori. Due anni dopo, il libro fu adattato in un film di culto diretto da Fred Zinnemann.
Da quel momento, Forsyth divenne sinonimo di thriller politico: rigoroso, preciso, calato nei grandi temi geopolitici ma sempre mosso da un’ossessione per il dettaglio.

Da cronista di guerra a romanziere dell’ombra
Nato ad Ashford, nel Kent, nel 1938, Forsyth aveva iniziato la sua carriera nel giornalismo, lavorando per la Reuters e poi per la BBC. Coprì da inviato la guerra del Biafra nel 1969, ma fu proprio in quel contesto, dopo essersi scontrato con la linea editoriale della rete britannica, che decise di lasciare il giornalismo e scrivere il suo primo libro. Da quel momento, la realtà internazionale sarebbe rimasta il suo campo di battaglia, ma nella forma del romanzo.

I suoi libri sono stati spesso veri e propri atti d’accusa: Il dossier Odessa, pubblicato nel 1972, indagava su una rete segreta per proteggere gli ex ufficiali nazisti. Con I mastini della guerra, nel 1974, affrontò il mondo dei mercenari e dei colpi di Stato nelle ex colonie africane. E nel 1984 arrivò Il quarto protocollo, in cui mise in scena una tensione atomica tra servizi segreti sovietici e occidentali, mostrando una straordinaria capacità di anticipare il corso degli eventi.
La precisione come stile e firma
Ogni romanzo era frutto di una ricerca meticolosa: dalle tecnologie militari agli scenari internazionali, nulla veniva lasciato al caso. Forsyth lavorava come un cronista, incrociando fonti, contatti nei servizi segreti, archivi e materiali tecnici. Il suo metodo è diventato un punto di riferimento: “Ancora letti da milioni di persone in tutto il mondo, i thriller di Frederick Forsyth definiscono il genere”, ha dichiarato il suo editore Bill Scott-Kerr.
Tra gli altri titoli celebri figurano Il negoziatore, Icona, Il diavolo alterno, Il pugno di Dio e Il Cobra. Con ognuno di questi Forsyth ha tracciato una linea netta tra il thriller d’intrattenimento e il thriller come strumento per leggere i poteri oscuri del mondo.

I legami con l’intelligence e l’ultimo libro
Nel 2015, con il memoir L’infiltrato, Forsyth rivelò un dettaglio rimasto a lungo segreto: per anni aveva collaborato con l’MI6, i servizi segreti britannici, durante i suoi viaggi da giornalista. Quella commistione tra esperienza personale, analisi geopolitica e tensione narrativa ha reso i suoi romanzi unici.
Fino alla fine, Forsyth ha continuato a scrivere, studiare, raccontare. La sua ultima opera narrativa è stata Il dossier Samson, pubblicata nel 2021, in cui tornava a uno dei suoi personaggi più noti, l’agente segreto Sam McCready. Un modo per chiudere il cerchio di una carriera che ha attraversato la Guerra Fredda, il terrorismo internazionale, le guerre africane e mediorientali, senza mai smettere di affascinare.
L’ultima eredità
Con la morte di Frederick Forsyth scompare uno degli ultimi grandi narratori della guerra invisibile. La sua capacità di raccontare i segreti del potere, la macchina della disinformazione e le logiche della paura rimane un esempio di come la narrativa possa essere un atto politico e culturale, oltre che una straordinaria forma d’intrattenimento.
I suoi romanzi resteranno lì, pronti a raccontarci ancora una volta quanto il mondo sia fragile e quanto sottile sia il confine tra la verità e la menzogna.