
È solo una simulazione militare, ma lo scenario ipotizzato ha un impatto emotivo potente. In un’esercitazione conclusa appena due settimane fa, sei missili russi colpiscono il cuore della Sardegna, in particolare Cagliari, nonostante la presenza di avanzati sistemi di difesa. Il contesto è quello della “Joint Stars”, una manovra strategica organizzata dalle forze armate italiane, che ha portato in evidenza una realtà preoccupante: l’Europa non è ancora pronta ad affrontare con efficacia una minaccia missilistica su larga scala.
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L’esercitazione si è svolta nel quadro della crescente instabilità internazionale e si è concentrata su scenari realistici, costruiti sulla base delle tecniche di attacco viste nel conflitto in Ucraina. Il messaggio è chiaro: la minaccia non è più solo teorica, e le attuali capacità difensive rischiano di rivelarsi insufficienti.
Una simulazione allarmante nel Mediterraneo
Durante l’esercitazione, le forze armate hanno simulato un attacco complesso: prima l’arrivo di droni militari, poi il lancio di missili balistici, infine l’impiego dei missili cruise, noti per la loro velocità e imprevedibilità. Il bersaglio simbolico dell’attacco: Cagliari. Nonostante lo schieramento del cacciatorpediniere Doria e di una batteria Samp-T, due delle migliori risorse difensive europee, i sei missili sarebbero comunque riusciti a colpire la città.
L’esito virtuale della simulazione ha sollevato molte domande. Il generale Nicola Piasente, tra gli analisti dell’operazione, ha sottolineato la necessità di costruire una difesa aerea multistrato, in grado di intercettare minacce a bassa, media e alta quota. “Non possiamo permetterci di sottovalutare ciò che vediamo ogni giorno in Ucraina”, ha dichiarato.

La richiesta della Nato: rafforzare le difese subito
Sulla stessa linea d’onda anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte, che ha parlato della necessità urgente di quintuplicare le difese aeree e antimissile in Europa. “La Russia semina il terrore dall’alto – ha ricordato – e noi non possiamo restare indietro. Dobbiamo potenziare lo scudo che protegge i nostri cieli”.
Quello che emerge con forza dalla simulazione è l’insufficienza della produttività militare europea. I sistemi di difesa attualmente in dotazione sono ancora troppo pochi. Anche dopo la firma di numerosi contratti seguiti all’invasione dell’Ucraina, le consegne sono previste solo a partire dal 2026.
L’industria europea non tiene il passo
Il divario tra domanda e capacità produttiva è evidente. L’Europa produce in un anno ciò che Kiev consuma in pochi giorni. Il principale polo di produzione, il consorzio Mbda – composto da Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania – ha annunciato un piano di accelerazione. Nel 2025 si prevede un incremento della produzione del 40%, e nel 2026 un raddoppio, ma per molti osservatori potrebbe essere troppo tardi.
La burocrazia rappresenta uno dei principali ostacoli. Secondo quanto denunciato dal commissario alla Difesa Andrius Kubilius, “quando furono emanate le leggi attuali, la guerra era impensabile. Ora non lo è più”. Le tempistiche per ampliare un impianto industriale sono lunghe: servono almeno tre anni solo per ottenere i permessi ambientali e urbanistici, e anche l’installazione di una catena di montaggio può rivelarsi un processo complesso e macchinoso.

La tempesta perfetta: servono risposte rapide
“Ci troviamo di fronte a una tempesta perfetta”, ha affermato ancora Kubilius, facendo riferimento all’incrocio di fattori che rendono il potenziamento della difesa europea un’impresa difficile. Da un lato la crescente aggressività geopolitica, dall’altro la lentezza della risposta amministrativa. In mezzo, un continente che si scopre vulnerabile, come dimostrato dalla simulazione dei sei missili su Cagliari.
L’allarme lanciato dalla Joint Stars dovrebbe ora tradursi in scelte politiche rapide e coraggiose. L’obiettivo: garantire una difesa efficace per tutti i paesi membri dell’Unione Europea, prima che la minaccia diventi concreta. Perché se c’è una lezione da apprendere dai cieli di Cagliari, anche solo simulati, è che non si può aspettare che il peggio accada per cominciare a reagire.