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“Non fate quell’errore”. Bimba morta in Italia per una ciliegia, l’allarme della pediatra

Pubblicato: 16/06/2025 15:23

La tragedia consumatasi a Treviso, dove una bambina di soli due anni è deceduta per soffocamento dopo aver ingerito una ciliegia intera, ha scosso l’opinione pubblica e riportato all’attenzione un rischio che troppo spesso si sottovaluta: i pericoli insiti in alimenti apparentemente innocui per i bimbi più piccoli. Quello che a prima vista può sembrare un semplice innocuo snack, come una ciliegia, si è trasformato in una minaccia fatale.

Il commento della dottoressa Claudia Bondone, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP) e direttrice del reparto di Pediatria d’Urgenza presso l’ospedale Regina Margherita di Torino, arriva forte e chiaro: il problema del soffocamento da cibo nei bambini sotto i tre anni è una situazione seria e diffusa, che richiede massima attenzione da parte di genitori e caregiver.

Perché i bambini piccoli rischiano di più

Il fenomeno del soffocamento nei più piccoli ha radici biologiche e comportamentali. La dottoressa Bondone spiega che nell’arco dei primi tre anni di vita, i bambini sviluppano abitudini di esplorazione orale: portano alla bocca tutto ciò che trovano, anche oggetti o cibi potenzialmente pericolosi. A questo si aggiunge una dentizione ancora differenziata e poco efficiente, oltre a muscoli masticatori non ancora abbastanza sviluppati. Risultato: una incapacità di triturare adeguatamente gli alimenti che può portare a blocco delle vie respiratorie in pochi istanti.

Gli alimenti considerati “a rischio” non sono esclusivamente quelli duri o di grandi dimensioni: la ciliegia, così come l’uva intera, la fragola intera, i pezzi di melone con buccia, i frammenti di carne o di salumi filamentosi e la frutta secca rappresentano spesso una minaccia. Il motivo? Possono diventare facilmente un corpo estraneo capace di ostruire la laringe o la trachea, impedendo la respirazione.

La dott.ssa Bondone raccomanda di adottare misure concrete: ridurre la dimensione delle porzioni, evitare di offrire cibi crudi o duri, e assicurarsi che il bambino venga sempre sorvegliato durante il pasto.

Alimenti sotto la lente: i nemici silenziosi a tavola

Ecco un elenco dei cibi più a rischio, secondo le indicazioni di pediatri esperti, con suggerimenti su come renderli più sicuri:

  • Ciliegie: un frutto amato dai bambini, ma estremamente pericoloso se ingoiato intero. È consigliabile privarle del nocciolo e spezzettarle in piccole porzioni.
  • Uva: idem come sopra – meglio tagliarla longitudinalmente in pezzi più piccoli.
  • Fragole e meloni: vanno tagliati in pezzi a misura di bambino, eliminando buccia e semi grossi.
  • Carne e salumi: spesso fibrosi, possono formare filamenti che occludono le vie aeree. Meglio tritarli o sminuzzarli finemente.
  • Frutta secca (noci, mandorle, nocciole, pistacchi ecc.): dura e difficile da masticare, facilmente ingerita senza essere masticata. Se si vuole introdurla, è preferibile optare per farine o creme.

In generale, l’approccio da seguire è sempre lo stesso: ogni alimento va ridotto in dimensione, controllato attentamente e dato al bambino sotto sorveglianza costante. Non si deve mai lasciare un bimbo da solo mentre mangia, neanche per un momento.

Sorveglianza attiva: non abbassare mai la guardia

Un genitore o adulto responsabile deve essere costantemente al tavolo durante i pasti, pronto a intervenire in caso di emergenza. A volte, basta un secondo di distrazione: il tempo necessario per interrompere il pasto e isolarsi, magari per rispondere a un messaggio o fare altro, e il peggio può accadere.

Il consiglio è chiaro: niente distrazioni, niente smartphone, televisione o giochi mentre il bimbo mangia. Anzi, l’ideale sarebbe mantenere un ambiente calmo, silenzioso, senza troppo frastuono, per permettere di monitorare ogni sua masticazione.

Intervenire nei casi di soffocamento: le manovre che salvano

Sapere reagire tempestivamente è essenziale. La dottoressa Bondone dettaglia così cosa fare:

  1. Tosse, pianto, suoni: se il bambino riesce ancora a respirare, parla o piange, vuol dire che l’ostruzione non è completa. In questo caso, non bisogna intervenire forzando manovre, ma lasciare che sia il piccolo a espellere da sé l’intruso. Allo stesso tempo, è essenziale chiamare il 118.
  2. Ostruzione incompleta: se comincia a non riuscire più a far passare l’aria, smette di tossire o diventa bluastro nel volto (cianotico), bisogna attivare subito le manovre di disostruzione (Heimlich nei bambini sopra un anno, colpi interscapolari o compressioni addominali).
  3. Formazione e pratica: ogni adulto che ha a che fare con bambini piccoli dovrebbe seguire corsi specifici, come quelli organizzati dalla campagna “Manovra per la vita”, legata alla SIP e alla Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica. L’esperienza pratica è fondamentale per saper agire nei momenti di massima tensione.

Non basta conoscere teoricamente le tecniche: bisogna praticarle regolarmente, preferibilmente durante corsi in presenza. In Italia, la campagna “Manovra per la vita” offre sessioni pratiche e simulate per insegnare a genitori, nonni, insegnanti e babysitter come gestire le emergenze da soffocamento.

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