
Per molti, il volo libero è un’emozione unica: il vento tra i capelli, la vista mozzafiato e quella sensazione di libertà che sembra sospendere ogni legge della gravità. Ogni lancio è un momento di pura adrenalina, un incontro tra uomo e natura, dove l’abilità e la concentrazione diventano fondamentali. Ma, come spesso accade in questo sport, un piccolo imprevisto può trasformare un’esperienza esaltante in un dramma improvviso.
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Il parapendio, pur essendo un’attività regolamentata e praticata da appassionati esperti, richiede estrema attenzione alle condizioni meteorologiche, alla qualità dell’attrezzatura e alla gestione delle correnti d’aria. Un errore di calcolo o un’improvvisa turbolenza possono avere conseguenze gravissime, come purtroppo è accaduto ieri sull’Appennino tosco-romagnolo.
La vittima e la dinamica dell’incidente
La vittima del tragico incidente è Giacomo Guidi, 36enne residente a Minerbio, in provincia di Bologna. Il giovane, che oggi avrebbe compiuto 37 anni, era insieme a un gruppo di appassionati di parapendio quando si è lanciato dal monte Carpinaccio, nella zona di Poggio Tignoso, nel comune di Firenzuola, provincia di Firenze.
Secondo le prime ricostruzioni, la vela del parapendio si sarebbe chiusa improvvisamente a causa di una turbolenza, causando la caduta del 36enne. Gli amici presenti hanno immediatamente attivato i soccorsi, ma, nonostante la rapidità dell’intervento, i traumi riportati nella caduta si sono rivelati fatali.

I soccorsi e le operazioni sul posto
Sul luogo dell’incidente sono intervenuti il Soccorso Alpino e Speleologico, stazione Rocca di Badolo, i Vigili del Fuoco dei comandi di Firenze e Bologna, e i Carabinieri della zona. Purtroppo, al loro arrivo, i soccorritori hanno potuto soltanto constatare il decesso di Giacomo Guidi.
L’identità della vittima è rimasta inizialmente incerta perché il giovane non portava con sé documenti. La dinamica esatta dell’incidente resta ancora da chiarire, e gli accertamenti sono affidati alla Compagnia dei carabinieri di Borgo San Lorenzo, sotto la guida del capitano Francesco Ferrara. I militari ascolteranno testimoni e verificheranno l’attrezzatura utilizzata dal parapendista.
Un giovane esperto e appassionato
Giacomo Guidi lavorava come tecnico presso la Marposs di Bentivoglio ed era considerato un parapendista esperto. Aveva iniziato a praticare questo sport con una scuola circa tre anni fa, accumulando esperienza e passione. Nei giorni precedenti all’incidente, il giovane aveva volato sulla Marmolada, come mostrano i suoi profili social, dove condivideva immagini e racconti delle sue esperienze nel mondo del volo libero.
Il giovane era conosciuto tra gli appassionati per la sua precisione e la dedizione allo sport, qualità che rendono ancora più tragico il destino improvviso e inatteso che lo ha colpito.

La comunità colpita dalla tragedia
La morte di Giacomo Guidi lascia sgomenta la comunità locale e tutti coloro che lo conoscevano come tecnico, amico e appassionato di parapendio. Un episodio che ricorda quanto lo sport estremo, pur nella sua bellezza e libertà, comporti rischi concreti, soprattutto in territori impervi come l’Appennino tosco-romagnolo, dove le correnti e le condizioni meteorologiche possono mutare rapidamente.
Il ricordo del 36enne sarà legato alle sue passioni e alla sua determinazione, un esempio di come l’entusiasmo e la voglia di vivere possano portare a esperienze straordinarie, ma che richiedono sempre attenzione e prudenza.