
Il presidente francese Emmanuel Macron ha usato toni netti al termine della riunione dei Volenterosi a Parigi, dove era al fianco del leader ucraino Volodymyr Zelensky. “Il problema è Mosca e questa sua guerra di aggressione” ha dichiarato il capo dell’Eliseo, denunciando senza mezzi termini la linea negoziale del Cremlino.
Secondo Macron, le condizioni poste da Mosca per qualsiasi ipotesi di cessate il fuoco rappresentano un ostacolo insormontabile. “Esigendo come precondizione a qualsiasi discussione di pace il ritiro dell’esercito ucraino da un territorio più o meno equivalente a quello che è costato circa 250.000 morti e un milione di soldati fuori combattimento alla Russia, Mosca formula un’idea immorale, illegale e impossibile” ha detto il presidente francese.
L’offensiva diplomatica europea
Le parole di Macron rientrano in una strategia più ampia di pressione politica e diplomatica da parte dell’Europa. Al fianco di Kiev, l’Eliseo ha voluto ribadire che non esistono margini per un negoziato costruito su basi giudicate inaccettabili. Il riferimento al costo umano subito dalla Russia serve a sottolineare quanto poco realistico sia pensare che l’Ucraina possa arretrare dopo oltre due anni di conflitto.

L’intervento del presidente francese conferma la linea occidentale: ogni trattativa di pace dovrà fondarsi sul rispetto del diritto internazionale e non su imposizioni unilaterali di chi ha avviato una guerra definita da Parigi “di aggressione”.
L’impegno della Coalizione dei Volenterosi
Macron ha poi annunciato che “a tutt’oggi 26 paesi di questa Coalizione dei Volenterosi si sono impegnati per inviare truppe in Ucraina come forze di riassicurazione fin dal giorno seguente alla firma di una pace”. Un passaggio che rafforza il messaggio di sostegno militare e politico all’Ucraina, anche in prospettiva di una futura stabilizzazione.
Il presidente francese ha chiarito che l’obiettivo di questo schieramento “non è di fare la guerra ma di garantire la pace e un cessate il fuoco, e prevenire un nuovo attacco”. Un messaggio che intende rassicurare gli alleati e, allo stesso tempo, mandare a Mosca il segnale che l’Europa e i partner internazionali non intendono lasciare Kiev senza protezione neppure dopo la fine del conflitto.